Guerre Interne, di Joseph Zárate
Guerre Interne è un libro di Joseph Zárate, tradotto da Francesco Fava per Gran vía edizioni, pubblicato nella collana Diagonal dedicata alla letteratura obliqua, ossia a quei libri ibridi tra saggio e narrativa.
Joseph Zárate è nato a Lima nel 1986, ed è un giornalista, editore e docente universitario di giornalismo letterario. Nella sua carriera ha vinto importanti premi e collabora con numerose riviste di tutto il mondo tra cui Internazionale.
Cosa sono le Guerre interne?
Guerre interne è un titolo evocativo del dramma ambientale e umano che interessa il Perù ormai da anni. È un bene che un giornalista come Zárate abbia deciso di raccontare questa guerra che dura da anni ed è passata in sordina. Grazie all’editore e al traduttore, anche in Italia siamo potuti venire a conoscenza di questo prezioso libro che ci ricorda, brutalmente, che gli eroi non esistono. Al contrario esistono, invece, uomini pronti a difendere la propria terra se minacciata da idee malsane di ricchezza basate su prepotenza e sfruttamento.
Non tutte le guerre vengono combattute con le armi: alcune sono silenziose e non raggiungono l’interesse mediatico ma non per questo sono meno vere. L’autore racconta il conflitto che le popolazioni indigene peruviane vivono con un’idea di progresso disumana e sostenuta dalle organizzazioni mafiose sul territorio.
Il libro è diviso in tre capitoli: il legno, l’oro e il petrolio. Ogni capitolo racconta una storia di Resistenza; i tre protagonisti sono diventanti punti di riferimento nell’attivismo ambientalista senza esserne consapevoli. Per loro difendere il proprio territorio è un fatto normale, che non li rende eroi ma semplicemente responsabili.
Lo scorso anno, la sola regione amazzonica ha contato 33 morti. Quasi il 90% delle uccisioni in Brasile sono avvenute in Amazzonia.
da “Il Fatto Quotidiano“, edizione online, 30 luglio 2020.
Nel primo capitolo conosciamo Edwin Chota, conosciuto anche come “il Chico Mendes del Perù”. Edwin ha abbandonato la città per andare a vivere nella foresta, diventando leader della popolazione indigena degli Asháninka. La sua attività di contrasto al disboscamento illegale e al traffico di droga nei fiumi era nota a tutti gli ambientalisti peruviani e non. Quello che rendeva Edwin Chota pericoloso era il fatto che fosse un uomo istruito: era un avvocato, sapeva leggere e scrivere, inviava lettere di denuncia a chi di dovere. Nel settembre 2014 viene ucciso insieme ad altri tre dirigenti Asháninka, lungo i confini con il Brasile dove si erano incontrati con un gruppo di attivisti del paese.
La seconda protagonista è Máxima Acuña, che vive tra le montagne della Regione Cajamarca a Tragadero Grande. Lotta contro la compagnia mineraria Yonachocha, la quale vuole impossessarsi del suo terreno per via dei giacimenti d’oro nel sottosuolo. La donna e la sua famiglia hanno subito sfratti forzati, minacce, la distruzione della loro casa, del loro raccolto e diverse violenze anche fisiche per difendere la propria terra e ricchezza. Ciò che fa sentire Máxima ricca sono le coltivazioni, l’acqua, il bestiame, non ha bisogno di altro e di certo non dell’oro; quello non si mangia e non si beve.
Infine incontriamo Osman Cunachi, un undicenne che vive nella foresta settentrionale del Perù. Osman è uno dei tanti ragazzi chiamati a pulire il fiume sofferente di una fuoriuscita di petrolio per una spaccatura dell’Oleodotto Nord peruviano. Era il 2016, e la foto che lo ritrae sporco di petrolio dalla testa ai piedi ha fatto il giro del mondo. I danni che questo evento ha causato non sono pochi sia dal punto di vista ambientale che sanitario. Soprattutto perché non è un evento esclusivo: solo in quell’anno si sono contate quattordici perdite di petrolio che hanno interessato la foresta peruviana. Le persone che sono state a contatto con il liquido nel tentativo di ripulire il fiume hanno presentato problematiche diverse, anche gravi. Osman mentre sogna di diventare architetto o portiere professionista, confessa la sua speranza di essere sano e di non morire a causa di un tumore in futuro.
Scrivere per divulgare
Zárate espone fatti di cronaca con uno stile asciutto e senza orpelli inutili. Porta alla luce una realtà drammatica, sconosciuta a molti ma alla quale non si può restare indifferenti perché come scriveva Gramsci: “l’indifferenza è vigliaccheria”.
È importante rimanere vigili sulle decisioni dei nostri governi, sulle loro politiche, e protestare e reclamare se quelle politiche attentano alle comunità delle popolazioni più vulnerabili e, più in generale, al nostro habitat naturale.
Joseph Zárate.
Questo libro ha un intento divulgativo: il desiderio di arrivare a tutti rappresenta il motivo che ha spinto l’autore a prediligere una forma ibrida di scrittura tra saggistica e narrativa. Al lettore viene offerto un punto di vista diverso sul complesso bipolarismo ricchezza e povertà. Per queste popolazioni indigene la ricchezza è data dal territorio sul quale vivono: costruiscono le loro case da soli, lavorano la terra per procurarsi cibo e allevano animali, prendono l’acqua dai fiumi e ruscelli, vivono rispettando l’ambiente e senza infastidire nessuno. Sono lo spirito della foresta, sono i protettori della natura che li circonda e che i poteri forti vogliono deturpare e avvelenare con la loro fame di denaro. Queste raccontate da Zárate sono solo alcune delle tante storie di lotta delle popolazioni indigene a favore dell’ambiente e del proprio territorio in varie parti del mondo.
Lettore ideale
La lettura di Guerre interne è consigliata a tutti soprattutto a chi è interessato alle culture “altre” e a punta di piedi si avvicina per conoscerle con la mente libera dai pregiudizi e a chi crede in un modello di sviluppo equo e sostenibile che rispetti i diritti umani.
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