L’amica geniale, un ritratto di donne
L’amica geniale è un fenomeno mediatico va avanti dal lontano 2011, quando E/O Edizioni pubblica il primo volume, l’incipit di una fortunatissima tetralogia. Dopo “L’amica geniale” sono seguiti, in ordine, la pubblicazione di: “Storia del nuovo cognome” (2012) “Storia di chi fugge e chi resta” (2013), “Storia della bambina perduta” (2014).
L’autrice è il volto del mistero, Elena Ferrante: di lei non si conosce nulla a parte il nome e il cognome. In merito alla serie dei romanzi, la scrittrice ha ribadito spesso di concepirla come un’unica storia, divisa per la sua complessità in più puntate. Forse, è per questo motivo che si è ben prestata, con risultati a dir poco ottimali, alla serie tv con la quale è stata portata sul piccolo schermo.
La serie tv
La serie è stata rilasciata per Rai Uno a partire dal 2018, mentre negli States – dov’è stata co-prodotta- da HBO con il titolo “My brilliant friend”, in versione sottotitolata. Il prodotto è stato ideato da Saverio Costanzo, dietro serrato consiglio di Ferrante stessa. L’autrice ha partecipato attivamente, a suo modo, alla scelta di scenografia, attori e sceneggiatura. Riguardo la scelta del cast, la Ferrante ha preteso (e questo rientra nel suo stile) che questo fosse composto da volti semi-sconosciuti, in modo tale che gli spettatori si innamorassero del personaggio, non dell’attore; questo ha permesso di connotare gestualità ed espressività con maggiore spontaneità.
Le due protagoniste, Elena e Lila, nella prima serie sono interpretate da due bambine, Elisa Del Genio e Ludovica Nasti, mentre Margherita Marzucco e Gaia Girace prestano il loro volto dall’adolescenza fino alla fine della terza stagione.
Attualmente si sa che Elena nella quarta stagione sarà interpretata da Alba Rohrwacher. Costanzo punta su una regia intima, con molti primi piani, una fotografia essenziale e una scenografia semplice. I dialoghi presentano inserti dialettali, dal chiaro richiamo neorealista. Attualmente sono andate in onda tre stagioni, tratte da tre dei quattro romanzi: “L’amica geniale” (2018), “Storia del nuovo cognome” (2020) e “Storia di chi fugge e chi resta” (2022). È in pre-produzione l’ultima stagione.
L’epoca storica: una matrioska
La serie racconta le vicende di Elena Greco e Raffaella Cerullo, due amiche nate nella periferia di Napoli. La trama segue lo svolgersi delle loro vite e, insieme, della loro amicizia. Vengono presentate bambine, adolescenti, donne e anziane. La serie comincia in medias res: una donna anziana, Elena Greco, riceve una telefona da un tale, Rino. Sua madre, Lina, amica di Elena, non si trova più: è sparita nel nulla. La donna, infastidita, lo rassicura e chiude la comunicazione. Istintivamente, si siede davanti al computer e comincia a scrivere.
Da qui, nel corso delle stagioni, si succederanno una serie di tematiche complesse che, pur sembrano lontanissime dal nostro mondo, non possono che risultare attuali. Gli anni in cui si svolge la narrazione, le storie delle due amiche, in realtà, non sono così remote: si tratta di una minuziosa descrizione dell’Italia dagli anni 50 ai giorni nostri.
Quello che affascina lo spettatore più attento è come viene raccontata: si parte da un microcosmo, il quartiere nel quale sono nate e cresciute le due protagoniste, fino ad arrivare a un universo più grande, ovvero il panorama storico e geopolitico di quegli anni. Come una matrioska: dal particolare si arriva al generale. La pillola non viene indorata: le situazioni vengono presentate esattamente com’erano, quasi come uscite dal racconto di un nonno.
Il Rione e la piramide sociale
Elena racconta senza fronzoli l’impatto che il Rione ha avuto sulla sua persona e su Lila: non è il paese dei Balocchi ma un vero e proprio ecosistema basato su regole rigide, stabilitisi nel tempo e ora minacciate dalle nuove generazioni. Non c’è il fattore melodrammatico che spesso accompagna il racconto della periferia, è quella ed è stata quella. Punto. Il Rione cambia nel corso delle stagioni esattamente come fanno i personaggi: da una campagna non asfaltata de “L’amica geniale” ai primi casolari industriali e alla “parte nuova”, di “Storia del Nuovo Cognome”. È la testimonianza tangibile di come il tempo passa e il vecchio fa spazio al nuovo.
Il sistema del Rione è basato sulla legge del più forte, non esiste alcuna azione legale che possa intromettersi. L’orco cattivo della storia è l’usuraio Don Achille Carracci: l’uomo detiene le redini economiche e sociali del quartiere, a lui devono tutti qualcosa. Se non saldano il loro debito, devono pagare in qualche modo. Don Achille è al vertice di una piramide di poveri e più poveri, legati tra loro da rapporti più o meno leciti.
Il personaggio di Don Achille, se vogliamo l’antagonista assoluto, è particolarmente rilevante perché costituisce l’elemento che fa scattare le protagoniste: sarà proprio lui a donare alle due bambine il denaro con cui acquisteranno il loro primo libro, Piccole Donne. Indirettamente, segna il loro destino: studiare per essere persone migliori, per diventare persone civili. L’influenza di Don Achille avrà effetto anche dopo la sua (oscura) morte sulle vicende sociali ed economiche del quartiere. Quindi, se vogliamo, è il Rione stesso la chiave del riscatto delle due.
Ritratti femminili
Memorabile è l’enorme quantità di ritratti femminili che portano in sé uno dei temi principali: la condizione storica della donna e, insieme, il senso di rivalsa. La mascolinità tossica che cede nel momento in cui le protagoniste le si rivoltano contro. Non a caso, la terza stagione si svolge negli Anni Settanta, la stagione del femminismo più estremo. I tumulti arrivano sino al Rione e scuotono la piramide sociale, apparentemente ferma.
Viene messo in evidenza (anzi, sottolineato con mille evidenziatori) la difficoltà di essere nate femmine in un’epoca dominata dalla misoginia, nonché la difficoltà di provenire da un’ambiente dove miseria e violenza costituiscono una dualità indissolubile. Ma procediamo con gradi.
Ritratto di Elena: un filo aggrovigliato
Il primo ritratto è quello di una delle due protagoniste: Elena Greco, classe 1944, agosto per la precisione. Elena è voce narrante della vicenda. È interpretata da una giovanissima attrice napoletana, Margherita Marzucco, che le presta il volto fino alla fine della terza stagione, al termine della quale dà il cambio alla sua controparte matura.
Elena, sin da bambina, appare mite e dedita allo studio, a tratti introversa e timida. Da adolescente goffa e occhialuta, nulla a che vedere con la sua amica Lila. Tant’è che l’amato Nino Sarratore (Francesco Serpico) sembra non curarsi di lei. Eppure si inserisce perfettamente nel contesto brutale del Rione: nonostante sembri la pecora bianca in mezzo a tante pecore nere, quella brutalità le scorre nelle vene. Sarà quella, con un grande aiuto esterno, a permetterle di studiare e di pubblicare il suo primo romanzo. Fa parte di quella piccola percentuale di fortunati alla quale è stato concesso di avanzare di livello sociale, grazie all’impegno e al duro lavoro.
Ma Elena è anche un groviglio di emozioni e contraddizioni: è tormentata dall’impellente senso di piacere a tutti, di sentirsi dire “brava”. L’ultima serie, “Storia di chi fugge e chi resta”, è incentrata sullo sviluppo del suo personaggio. Dietro una figura prima china su libri maschili, poi moglie e madre (insoddisfatta), si nasconde un animo pieno di emozioni, una perenne insoddisfazione dettata dal fatto di non riuscire. È insicura delle sue capacità e, soprattutto, si sente in continua competizione con Lila.
Elena sbaglia in molte cose: si mostra mite ma non lo è, fa quello che è meglio per tutti e meno per se stessa. Quando inizia a pensare a sé, passa da un opposto all’altro. Ad alcuni è sembrata arrivista, ad altri antipatica e di poco carattere ma la verità è che Elena è fragile e, per molto tempo, crede poco in se stessa. Nel corso delle stagioni la si odia e la si ama, lei stessa, mentre ricorda, ammette di aver commesso errori.
Ritratto di Lila
L’altra protagonista è Raffaella Cerullo (Lina o Lila), nata a due settimane di distanza da Elena. È intrepretata, anche lei, da una giovane attrice napoletana, Gaia Girace.
Lila è l’opposto di Elena in tutto a partire dal carattere forte e indipendente: dimostra una spiccata intelligenza sin dall’infanzia. Se Elena è buona, Lila è cattiva, per niente ligia alle regole. È il tormento dei suoi genitori e ha il coraggio di imporsi su tutti, anche sul temibile don Achille Carracci o sui fratelli Solara. Lila rincorre una sicurezza che non ha, infatti non lascerà mai il Rione. Ne diventerà, entrando nei meccanismi, la signora assoluta. È proprio lei ad essere il punto di forza di Elena: supporterà l’amica nel suo lungo cammino verso l’uscita dalla misera realtà del quartiere.
Lila, al contrario di Elena, ha paura del mondo, preferisce rimanere nella piccola realtà. Ha creduto addirittura di cambiarla, ad un certo punto. Lila è idealista: già da bambina accarezza l’idea di migliorarsi, di diventare. Questo diventare alimenta versioni di lei: Lila la bambina antipatica, l’adolescente snella e sensuale. Lila la ragazza più contesa del Rione, quella che arriva a rifiutare Marcello Solara per il bottegaio Stefano Carracci. E ancora: Lila l’inventrice, Lila la moglie/bambolina dentro una bomboniera. Lila che credeva di cambiare le carte in tavola nel nome del miglioramento. Presto quelle illusioni lasceranno il posto ad una ragazza/donna, e poi donna, atea di ideali, con un rancore e un’amarezza che la porterà a nutrire vendetta. Sembrerà mitigarla l’unione, annunciata, con il mite e risoluto Enzo Scanno.
L’amicizia: una rivoluzione
La scelta voluta di voler raccontare di un’amicizia tra donne è, anch’essa, una grande rivoluzione: il legame da Lila e Lenù è un legame vero che non ruota tutto attorno a un uomo (Nino Sarratore non conta): il cuore dell’ Amica geniale è l’amicizia.
Quella che vediamo, è un’amicizia nata tra i banchi di scuola, proseguita negli anni tra adolescenza e giovinezza, con allontanamenti e riavvicinamenti: non si tratta di un’amicizia inverosimile alla The Sleepover Club ma una di quelle reali, fatta di confidenze e segreti, di fatti detti e non detti. Cresce e si evolve negli anni come il mondo attorno a loro.
Sono le nemesi l’una dell’altra: Elena ha costante paura che l’eccezionalità di Lila metta in secondo piano il suo talento. Lila, segretamente, è invidiosa del coraggio di Elena di fuggire. Allo stesso tempo, però, si completano a vicenda: dove non arriva Elena, arriva Lila. Si proteggono, si supportano, da vicine e da lontane. Elena e Lila si sono scelte e hanno continuato a scegliersi, nonostante tutto.
L’amica geniale e la contemporaneità
Oggi si parla in maniera più diffusa di femminicidio, catcalling, violenza domestica e sul lavoro. Si parla più liberamente di sessualità e fluidità di genere. Ebbene, “L’amica geniale” ha in sé e sviscera tutti questi elementi. E questa è un’altra sua rivoluzione: porre all’attenzione di tutti la condizione della femmina, fondendo i problemi di ieri e i problemi di oggi.
L’amica geniale denuncia, oltre alla difficoltà di affermazione femminile, la violenza contro le donne che Elena e Lila subiscono da quando sono molto piccole. Durante la prima serie, Lila viene gettata dalla finestra da suo padre perché gli si ribella: la bambina vorrebbe continuare a studiare ma non le viene permesso. Crescendo, le cose non cambiano: agghiaccianti quanto contemporanee sono le scene di “Storia del Nuovo Cognome”, nelle quali Lila viene violata dal marito. Anche Elena subisce una violenza sessuale. E ancora la violenza psicologica di essere meno al marito brillante, Pietro Airota, o all’amato di sempre, Nino Sarratore. Entrambi non la prenderanno mai sul serio. Rideranno di lei, nel caso di Nino, sfrutteranno la sua debolezza.
La serie vuole sottolineare come la violenza sia la conseguenza di una mascolinità tossica che non retrocede davanti all’eccezionalità di una mente diversa e che, per affermare il suo potere, abusa di lei e su di lei. Tutto questo, riflettendoci, odora molto di contemporaneo.
AS