Barre: liberare i ragazzi di un carcere minorile con musica e scrittura
Nel 2021 esce per Minimum fax Barre, il libro scritto da Francesco Carlo, in arte Kento. La sua carriera nel rap inizia negli anni ‘90, sempre stato dalla parte dei più deboli, la sua musica rientra nel filone del rap militante e impegnato. Non c´è quindi da stupirsi se, da più di dieci anni, ha deciso di tenere laboratori di scrittura e rap all’interno di carceri minorili, comunità e scuole. Fortunatamente ha deciso di regalare al pubblico la sua esperienza, così da far entrare il lettore in un posto solitamente impenetrabile.
L’autore non è interessato a raccontare le storie personali dei ragazzi che incontra: ciò che gli interessa davvero è farli appassionare a qualcosa, aiutarli a migliorarsi e a sognare, in un posto in cui la speranza spesso si perde.
<<Non voglio cazzate>>. Batto il palmo della mano aperta sulla superficie verdastra del banco. Abbastanza piano da non fare davvero rumore, che suonerebbe come uno schiaffo in faccia ai ragazzi. Abbastanza forte da sottolineare le parole col gesto. Non voglio cazzate.
Barre, p. 7
Così il narratore inizia ad accompagnarci tra i banchi, non di una scuola ma di un IPM (Istituto Penitenziario Minorile). Nell’aula teatro di questa struttura, Kento tiene i suoi laboratori di rap e poesia con i ragazzi che hanno aderito volontariamente al progetto.
Trovare la chiave giusta
Il titolo, Barre, rappresenta il nocciolo del libro: le barre sono sì quelle alle finestre dell’istituto, ma chi ha familiarità con il rap saprà che sono anche l’unità di misura per stabilire la durata di una strofa.
La libertà dove sta, la trovi nella mappa
Mappe della libertà, Assalti frontali
O resti tra la gente distratta
La città ogni giorno si rinnova: chi cerca, chi trova
Chi ti metterà alla prova
Tutti coloro che lavorano con i minori, e soprattutto in contesti difficili come carceri e comunità, sapranno che non è facile trovare la chiave di volta per stabilire un dialogo significativo e creare un rapporto di fiducia.
La musica e in particolare il rap, sono una delle tante chiavi con cui avvicinarsi ai ragazzi e stabilire un primo contatto significativo. Il rap è uno strumento che i ragazzi capiscono: ne capiscono il linguaggio, che parla di quelle strade da cui provengono, e ne capiscono la rabbia, che spesso si percepisce dai testi e dai ritmi delle canzoni, proprio come a voler uscire fuori da una prigione.
Il rap in Italia è nato nei centri sociali con la nascita delle prime Posse. Tra i pionieri, Militant A, successivamente conosciuto per aver formato gli Assalti frontali; e poi 99 Posse, Lou X, Lord Bean, Kaos One, Kento, Inoki, Sangue misto, Colle der fomento. Sono tutti protagonisti di una scena musicale nata dal bisogno di farsi ascoltare e di denunciare le ingiustizie sociali.
Costruire la fiducia una barra alla volta
Ecco: l’unica cosa che non farò sarà censurare i versi che scriveranno. Neanche una parola, perfino se dovesse costarmi il prosieguo del laboratorio. Perché, se lo facessi, crollerebbe tutto il castello di stima e credibilità che abbiamo costruito insieme, e a quel punto tanto varrebbe mollare e chiudermi da solo la porta blindata alle spalle.
Barre, p. 123
Avete presente il “basta cazzate” che Kento dice ai ragazzi, al quale neanche lui, in realtà, crede davvero? Bene, anche nella testa di questi ultimi riecheggia un “basta cazzate”, rivolto a tutti gli adulti che, invece di proteggerli, li hanno traditi o non li hanno capiti né tantomeno ascoltati. Ogni educatore, operatore, assistente sociale che lavora a stretto contatto con queste realtà, sa perfettamente che l’aspetto più difficile del suo lavoro è guadagnarsi la fiducia di questi ragazzi. Kento, dopo anni di laboratori, questo l’ha capito bene; nel libro leggiamo, pagina dopo pagina, di come riesca a costruire un rapporto di fiducia con i ragazzi, ascoltandoli ma soprattutto facendoli sentire presi sul serio.
Vivere chiusi in quattro mura è disastroso per la mente umana, e a maggior ragione pensate cosa possa significare per dei ragazzi in età adolescenziale. Ecco perché i minori detenuti in IPM sono veramente pochi: si cerca di tenerli il più possibile lontano da questo circuito di criminalità, con forme alternative alla pena.
Ricordare di sentirsi vivi
L´aula teatro smette di essere carcere, ci siamo tutti scordati di dove siamo. Contano solo i versi e l´emozione che vibra nell´aria.
Barre, p. 149
Nella parte finale del libro, Kento racconta l’esperienza del poetry slam (competizione di poesia in cui i giudici vengono estratti tra il pubblico) che è riuscito a portare in carcere. I ragazzi hanno partecipato come giudici e hanno avuto la libertà di fare una propria performance. Ad ascoltarli c’era l’IPM al completo, con la sezione dei più grandi e quella femminile che, come è facile immaginare, incontrano solo di rado. Il libro si conclude con un codice a barre da scannerizzare per ascoltare il mix tape ispirato alle esperienze raccontate nel video.
Sono tanti i laboratori come questo tenuti in tutta Italia: Lucariello tiene laboratori simili nell’IPM di Airola a Benevento e su YouTube possiamo trovare il featuring fatto con i ragazzi che hanno partecipato ai laboratori. Sempre su YouTube, potete trovare la webserie con Kento, Barre aperte, che ci porta all’interno dell’aula teatro dell’IPM di Milano, il Beccaria, anno 2022.
Questo di Kento è un libro importante per riflettere; fa avvicinare il lettore a un mondo sconosciuto e fatto di pregiudizi. Leggendolo, ci si rende conto che quelli nell’IPM sono ragazzi esattamente come quelli che sono fuori, ma hanno avuto la sfortuna di non avere adulti di riferimento in grado di sostenerli. Alcuni di loro non usciranno mai dal circuito criminale, altri la faranno finita prima perché il peso che portano è troppo grande per l’età che hanno, e poi ci sono quelli che riusciranno a usare l’esperienza vissuta a proprio vantaggio costruendosi una vita fuori dai circuiti criminali.
ER