Fotogrammi di vita: Amabili resti.
Amabili resti, titolo originale The Lovely Bones, è un film del 2009, scritto e diretto da Peter Jackson, uscito nelle sale italiane il 12 febbraio 2010.
La pellicola è tratta dall’omonimo libro di Alice Sebold del 2002 e vincitore del premio Bram Stoker al romanzo d’esordio, assegnato nel 2003. Nel cast Saorise Ronan, giovanissima promessa del cinema, e Stanley Tucci (perfetto nel ruolo del psycho killer) .
Jackson decide di ricostruire il flusso di coscienza atemporale dell’io narrante del romanzo (la protagonista) per poi scomporlo in numerosi percorsi e soggetti diversi dando vita ad una narrazione frammentata.
Una trama limbo.
Mi chiamavo Salmon, come il pesce. Di nome: Susie. Avevo quattordici anni quando fui uccisa, il 6 dicembre 1973. Ero prima che i bambini scomparsi iniziassero ad apparire sui cartoni del latte o fossero considerati come fatti di cronaca. Erano i tempi in cui la gente non pensava che certe cose non accadessero
Susie – Amabili resti.
È il 6 novembre 1973. I genitori di Susie Salmon la aspettano per cena. Non arriva: cominciano senza di lei, tanto non le piace l’insalata. La sorella minore li informa di aver sentito che si era fermata al cineforum. Tornerà.
E invece Susie non tornerà mai più. È lei a informarci di essere stata assassinata dal suo vicino di casa George Harvey. Nelle sue parole ripercorriamo i fotogrammi della sua esistenza, ad un certo punto, interrotta. Scopriamo in poche scene della sua passione per la fotografia, dei giri in bicicletta, del suo carattere espansivo. Tuttavia, la ragazzina non può accedere al paradiso: si ritrova in una sala d’attesa ed osserva la vita terrena dei suoi cari e del suo assassino che continuano. Le questioni irrisolte sono tante.
I luoghi e gli oggetti.
Tutta la pellicola pone l’accento su due caratteristiche fondamentali: i luoghi e gli oggetti. Ad accentuare questi punti ci pensa una fotografia notevole e dei primi piani di particolari elementi, i quali ricompariranno (fisicamente e non) durante la proiezione del film.
I luoghi: la casa e la discarica.
Vediamo delle inquadrature della casa di Susie, e quindi il simbolico nido familiare, in cui sentirsi al sicuro e lontana dai pericoli. La casa è il centro catalizzatore dei suoi affetti: nelle scene-ricordo della ragazza è di colori brillanti ma, mano a mano, assume toni sempre più smorti. Il motivo è più che semplice: la casa è il luogo degli affetti, della famiglia e dell’amore. Uno degli amabili resti della sua brevissima esistenza.
Altro luogo topico è la discarica. All’inizio, durante il suo racconto, Susie ci dice che lei e la sua famiglia andavano alla discarica a buttare le cose vecchie e di lei che provava un senso di nostalgia, come se stesse salutando per sempre una persona cara. La discarica diventerà simbolicamente il luogo dove si consumerà la sua triste tragedia.
Il limbo di Susie: la sala d’attesa per l’Aldilà.
Susie, dopo la sua morte, finisce in un limbo personale: una rappresentazione della sua essenza.
Per tutta la durata del film attraversa questo e il mondo terreno, osservando le vite dei cari ai quali è stata brutalmente strappata. Molti hanno paragonato questo aspetto ultraterreno ad una sorta di Paese delle Meraviglie ma, in realtà, su tratta di una sala d’attesa che prepara la ragazza ad accedere all’Aldilà.
Incontrerà, ad un certo punto, una bambina di nome Holly (Nikki SooHoo), dal destino simile al suo: una sorta di Virgilio che la guiderà nel viaggio nella “Terra di mezzo”.
Lasciare andare i suoi amabili resti non sarà facile: Susie e i suoi devono andare avanti. Nel momento in cui non c’è più niente da risolvere, quando tutte le tracce dei suoi affetti e lei stessa ritrovano la pace, finalmente potrà essere libera.
Gli oggetti: particolari ossessivi per ricostruire un delitto.
Gli oggetti, o meglio, le cose, in Amabili resti costituiscono la chiave per ricostruire la vicenda di Susie e dei suoi cari. È interessante notare come i personaggi siano legati quasi compulsivamente ad essi e come questi costituiscano un importante elemento alla ricostruzione della vicenda.
Per il padre di Susie (Mark Wahlberg), gli oggetti in questione sono navi in bottiglia, che metodicamente costruisce. Questa costanza sarà la stessa che gli permetterà di non non lo fermarsi davanti alla rassegnazione del caso irrisolto della morte della figlia.
Per la protagonista è la macchina fotografica, regalo per i suoi quattordici anni. Ci racconta di come sarebbe voluta diventare una fotografa naturalista e della sua passione smodata nel fissare in fotogrammi il mondo circostante: inconsciamente catturerà lo sguardo persistente del suo omicida ma non vi farà caso, perché troppo presa da se stessa.
Il mio assassino era il nostro vicino di casa. Una volta gli ho scattato una foto mentre parlava con i miei genitori dei suoi fiori. Stavo inquadrando i cespugli ma è spuntato fuori lui. Era comparso dal nulla e ha rovinato la foto. Ha rovinato molte cose.
Susie – Amabili resti.
E, infine, l’ossessione del signor Harvey nel costruire case di bambole: la sintesi di un mente criminale perfetta. Ogni dettaglio è curato nel minimo particolare, così come il piano che prepara per uccidere Susie: tutto sta nel rimanere sullo sfondo di una foto ad osservare gli altri. Ma anche il più perfetto dei disegni può presentare una svista che non sfugge ad un occhio attento quanto il suo: sarà lui stesso ad auto sabotarsi (la scoperta del come è lasciata alla visione del film).
Il pinguino: un riassunto esaustivo del film.
L’oggetto chiave compare all’inizio e alla fine del film: una palla di vetro contenente un pinguino. Susie racconta di come provasse tristezza verso questo oggetto: era come se fosse intrappolato, senza via di uscita. È paradossale come si commovesse per una cosa che le sarebbe accaduta: intrappolata in una buca e uccisa.
Ed è forse questa la correlazione più stretta agli oggetti: quella con gli amabili resti.
AS