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Quella casa nel bosco: un horror (in)aspettato.

In quanti, forse prima dello scoccare dell’adolescenza, un tempo erano soliti buttarsi nei cinema a vedere film horror, in cerca di qualcosa che li colpisse? Con ogni probabilità, se quel momento è stato nella seconda metà degli anni 2000, solitamente ciò che si poteva trovare erano solo filmacci o roba precotta da sbadigli.

Nel 2011, però, qualche fortunato si sarà ritrovato nella sala dove veniva proiettato Quella casa nel bosco. Uscendo dopo la visione si sarà sentito inebetito e sconvolto. Aveva appena visto qualcosa che in un certo senso era il solito horror, ma era anche tutto l’opposto.

La Casa, ma anche no.

Già da inizio film ci troviamo nel più classico inizio dei più classico dei teen horror. Campus universitario, cinque ragazzi, un camper, vacanza in una capanna sperduta nei boschi. E tutto procede come ci si potrebbe aspettare. I ragazzi partono, arrivano alla capanna, cominciano a gozzovigliare, finché non arrivano i mostri e incomincia la mattanza.

“Cliché”, direte voi; “assolutamente si”, risponde il film.

Quella casa nel bosco: un horror (in)aspettato. Cinque ragazzi in una casa nel bosco. Cosa può andare storto? Sempre tutto.
Cinque ragazzi in una casa nel bosco. Cosa può andare storto? Sempre tutto.

Eppure non è proprio così. Nel rispettare gli stereotipi dell’horror americano, riprendendo tutto il possibile dal cult La Casa (1981) di Sam Raimi, la pellicola, già nelle sue prime battute, è costellata di piccole stranezze che fanno presagire che qualcosa di diverso, in effetti, c’è.

Infatti Quella casa nel bosco è un film da vedere senza sapere niente della trama oltre l’incipit. Un solo spoiler distruggerebbe ciò che l’opera costruisce, tassello per tassello, indizio per indizio, nel corso dei suoi 95 minuti. E in questo articolo non ce ne saranno.

Con efficienza il film sembra sia andare verso uno scontato finale, che verso qualcosa di stranamente dissonante. E quando sembra che tutto sia finito, inizia il vero spettacolo.

Alterando il classico.

Nella sua spirale di lucida follia, Quella casa nel bosco sa ribaltare completamente ciò che ti aspetti da un film horror, dandoci un punto di vista narrativo totalmente inedito sul massacro dei teenager in vacanza.

Quella casa nel bosco: un horror (in)aspettato. La locandina del film
La locandina del film.

D’altronde il duo creatore di questo film, Drew Goddard e Joss Whedon, aveva già collaborato per la serie TV Buffy l’Ammazzavampiri, ideata proprio da Whedon. L’idea di un teen horror con elementi classici modificati ritorna anche qui, ma pensata e sviluppata molto più in grande e con molta più eleganza.

Potremmo definire il film una decostruzione del genere horror, che tocca anche le corde dell’ironia, addirittura della comicità, ma mai della demenzialità. Ciò nonostante la realizzazione è talmente precisa e stratificata che è riduttivo fermarsi solo a questo aspetto.

Insomma: non parliamo di Scary Movie, un film che volutamente dissacra l’horror ad ogni livello, ma di un opera altamente rispettosa del genere che tratta.

Quella casa nel bosco è un film dell’orrore in tutto e per tutto. Atmosfera da incubo, mostri orribili, sangue e budella ovunque. Seppur con elementi pesantemente mutuati dai grandi cult del genere, il film sa trasportare lo spettatore in un assurdo e grottesco mondo di paura.

Mutuati non a caso, ovviamente. Praticamente qualunque film horror, qualunque mostro e qualunque leggenda metropolitana esistente viene citato nel film. Anche la scelta di una certa attrice sul finale non è affatto casuale.

Non solo. Avanzando nella storia, non bastano più i topoi americani e si attinge a piene mani da quelli di altre nazioni. Il tutto assolutamente integrato nella geniale narrativa, che va quasi a (meta)giustificare la presenza di tali cliché nella storia del cinema dell’orrore.

Appunto, sta andando tutto male.
Il trionfo dell’orrore.

Quella casa nel bosco è un enorme elogio al genere horror, in tutte le sue forme. Ma è anche un film che cammina con le sue gambe, che riesce ad unire citazionismo e stereotipi in una sceneggiatura brillante, arguta e divertente.

Tra splatter, classicismi e twist inaspettati, lo spettatore viene portato in un mondo esoterico dove cinque ragazzi che vengono inseguiti dai mostri in un bosco non è solo l’ennesima storia scontata, ma qualcosa di importante per il mondo. Un po’ come il genere horror lo è per il cinema.

GT