Storia di un matrimonio fra il calamaro e la balena.
È il novembre 2019 quando, al cinema, esce Storia di un Matrimonio (Marriage Story), film di Noah Baumbach distribuito da Netflix.
Il film racconta la storia della coppia composta da Charlie (Adam Driver), un talentuoso regista teatrale d’avanguardia, e Nicole (Scarlett Johansson), l’attrice di punta della compagnia. Già dalla prima scena, Baumbach costruisce un meccanismo che ci spinge all’immedesimazione con i personaggi. Charlie e Nicole stanno, infatti, elencando le cose che amano l’uno dell’altra: i piccoli gesti – nei quali è semplice rispecchiarsi e rivedere chi amiamo – e le caratteristiche più distintive del partner. Li conosciamo, siamo accanto a loro in quell’atmosfera di premura e dolcezza familiare scavata nel solco della quotidianità. Dopo meno di dieci minuti dall’inizio del film, però, apprendiamo che Nicole e Charlie stanno per divorziare.
Riguardo a Storia di un Matrimonio, Baumbach ha detto:
Stavo cercando il modo di raccontare una storia d’amore e volevo esplorare il processo del divorzio. Ho sentito che c’era un modo per raccontare la storia di un matrimonio nella sua assenza […] È la filosofia per cui, se qualcosa che usi tutti i giorni smette di funzionare, ne diventi consapevole. Se la tua macchina si rompe, diventi interessato a come la macchina funzioni perché provi ad aggiustarla. Finché non si rompe, non ci pensi: guidi e basta. Nella mia prospettiva, nel vedere un matrimonio cadere a pezzi, posso vedere il matrimonio stesso.
Noah Baumbach su Storia di un matrimonio (Marriage Story)
E ci riesce calandoci nella soggettività dei due protagonisti.
[DISCLAIMER: da qui in poi sono presenti spoiler su Storia di un matrimonio]
La storia di Nicole ci viene sciorinata punto per punto in un monologo rivolto al suo avvocato, Nora (Laura Dern), nel quale racconta del suo matrimonio con Charlie e del perché stiano divorziando. I due si conoscono molto giovani, si innamorano e lei si trasferisce a New York per unirsi alla sua compagnia teatrale, rinunciando ad una promettente carriera come attrice cinematografica. Poco dopo si sposano: lui diventa sempre più affermato, lei resta incinta e inizia a scomparire nell’ombra del compagno, finché non le viene offerto un pilot a Los Angeles. Vuole accettarlo, sono molti soldi; Charlie le dice che è una buona idea e che potrà reinvestire i guadagni nella di lui compagnia teatrale.
Solo in quel momento Nora realizza che il marito la vede come una sua estensione. Dulcis in fundo: Nicole sospetta anche che Charlie l’abbia tradita con la stage manager, Mary Ann.
È facile tifare per Nicole: una donna che decide di riprendersi la sua vita dopo aver passato anni soffocata da un compagno troppo ingombrante. E per giunta infedele.
Non fosse che poco più tardi, quando il punto di vista diviene di Charlie, ci viene rivelato che il tradimento era avvenuto quando il matrimonio stava già naufragando: ha catalizzato la fine, non l’ha causata.
Charlie, specularmente a quanto successo a Nicole durante il matrimonio, si ritrova ad essere estremamente solo e frustrato durante il divorzio. Costretto a fare avanti e indietro fra New York e Los Angeles (città che odia) per vedere suo figlio, l’uomo si sente totalmente deprivato dell’esperienza della paternità.
Gli avvocati ed il processo.
Ad inasprire ulteriormente i rapporti è il sistema giuridico che “premia le cattive azioni”. Gli avvocati di Charlie e Nicole sono spietati ed il rapporto che hanno con i loro assistiti è molto diverso.
Nora, l’avvocato di Nicole, è da subito estremamente accogliente con la donna e ha buone parole persino per Charlie: è empatica, sa come si sente la povera Nicole.
L’atmosfera, quasi di sorellanza, che si crea fra le due ci viene comunicata anche dal punto di vista grafico-discorsivo. Le luci nell’ufficio di Nora sono sempre molto naturali e le due donne appaiono spesso sullo stesso piano, molto vicine. Inoltre vediamo Nicole muoversi per lo studio di Nora liberamente: si trova in un posto accogliente, un’isola felice nella quale raccontare la sua storia.
Per quanto riguarda Charlie, la situazione è diametralmente opposta: Jay (Ray Liotta) è un uomo duro, non addolcisce la pillola al suo assistito. Sarà necessario essere crudeli, attaccare per evitare di essere attaccati. Nuovamente, la mano sapiente di Baumbach ci cala perfettamente nell’atmosfera: Charlie viene sempre inquadrato da solo e in una posizione scomoda, seduto ma costretto a girarsi per parlare col suo avvocato. Il fatto che Jay sia sempre inquadrato dal basso ci dà l’impressione di quanto Charlie si senta solo e piccolo.
Ciò che emerge, inoltre, è un doppio standard che non premia nessuno. Nicole deve nascondere ogni possibile imperfezione e défaillance per non sembrare una cattiva madre agli occhi del giudice; Charlie è chiaramente considerato un genitore di secondo livello in quanto padre.
La sensazione di essere alienato da suo figlio è anche comunicata con i due costumi di Halloween che gli vediamo indossare nel corso del film: il primo anno Charlie è vestito da uomo invisibile, il secondo da fantasma.
L’apice e la catarsi:
L’apice di Storia di un Matrimonio viene toccato nella scena in tribunale.
I due avvocati divengono quasi simulacri-cattivi di Nicole e Charlie rivelando il lato peggiore della propria controparte: Charlie è un padre irresponsabile perché non ha agganciato il seggiolino del figlio all’auto e ha tradito Nicole; Nicole è un’alcolista perché due mesi prima barcollava dopo aver bevuto un bicchiere di troppo a cena e ha hackerato il computer di Charlie. I due si sentono traditi l’uno dall’altra e la macchina da presa ce lo fa capire, ma sono i soli a soffrire. Mentre Charlie e Nicole guardano il loro matrimonio venire dismembrato, per gli altri presenti in aula si tratta di un qualsiasi giovedì di lavoro.
La scena successiva (la lite più memata del 2020) è l’apice del film, il momento in cui questa coppia smette di essere tale. Tutto ciò che non andava viene a galla: Nicole ha insistito per sposarsi spingendo Charlie a sacrificare i suoi vent’anni ed i privilegi che l’essere un astro in ascesa avrebbero comportato; Charlie è stato un compagno con problemi di controllo con Nicole (la dinamica regista-attrice non restava sul palco); entrambi sono stati compagni competitivi e gelosi l’uno dell’altra. Un decennio di sofferenze rinfacciate che portano, sì alla morte del loro matrimonio, ma anche alla catarsi del loro rapporto.
La verità è che, come spesso accade, nessuno dei due partner ha assolutamente torto o totalmente ragione. Semplicemente, a volte le cose smettono di funzionare e va bene così.
Prima di Storia di un matrimonio: Il calamaro e la balena.
Nonostante Baumbach abbia negato che Storia di un matrimonio sia un film autobiografico, è indubbio che vi siano delle similarità fra il divorzio di Nicole e Charlie ed il suo dall’ex moglie Jennifer Jason Leigh (The Hateful Eight, Anomalisa), dalla cui unione – dal 2005 al 2010 – è nato un figlio. Come Nicole, dopo il divorzio la Jason Leigh si è trasferita a Los Angeles, mentre Baumbach vive prevalentemente a New York; i due condividono i mestieri dei protagonisti del film: un’attrice ed un regista. Inoltre, il ruolo di Stacy Hamilton in Fuori di testa, commedia adolescenziale dell’86, sembra aver ispirato il debutto cinematografico di Nicole che vediamo all’inizio di Storia di un Matrimonio.
Questo non è però il primo divorzio ad aver segnato la vita del regista che è figlio, a sua volta, di una coppia divorziata. La separazione dei genitori ha ispirato una pellicola precedente di Baumbach: Il calamaro e la balena.
[DISCLAIMER: da qui in poi sono presenti spoiler su Il calamaro e la balena]
Il film è ambientato nell’86 e segue le vicende di una coppia di scrittori (come i genitori di Baumbach), Bernard e Joan Berkman (Jeff Daniels e Laura Linney), del loro divorzio e delle ripercussioni sui loro due figli.
I ragazzi hanno reazioni molto diverse al cambiamento che sta per incombere sulla loro vita e riguardo al quale non hanno potere. Il figlio minore, Frank (Owen Kline), oltre ad attaccarsi maggiormente alla madre, inizia a presentare una serie di comportamenti allarmanti, come il masturbarsi a scuola o l’ubriacarsi.
Walt (Jesse Eisenberg), il figlio maggiore, d’altro canto sembra trovare nella madre – fedifraga – l’unica responsabile per la fine del matrimonio. Le sue interazioni con lei vanno dalla distaccata freddezza al più acido disprezzo.
Vede però nel padre, un uomo narcisista ed egocentrico, un modello da imitare. E così, come il genitore, Walt adotta un atteggiamento spocchioso e noncurante nei confronti delle donne. Oltre a questo, il ragazzo fa passare Hey You dei Pink Floyd per una sua composizione ad un talent show della scuola (il fatto che nessuno in tutta Brooklyn sembri accorgersi del plagio è una gag ricorrente nel film).
La scrittura del calamaro e la balena è ciò che rende il film pulsante di vita, ponendo al centro i rapporti più che gli eventi. Nessun personaggio è lasciato a se stesso: le relazioni fra i quattro membri della famiglia Berkman si rivelano allo spettatore più nei silenzi che nelle parole. I dialoghi nei film di Baumbach mantengono sempre il loro realismo: toni, inquadrature e movimenti di macchina conducono lo spettatore nella mente dei personaggi. È nella prima e nelle ultime inquadrature che è racchiuso il cambiamento di Walt – forse alter-ego dello stesso Baumbach.
Il film inizia con la famiglia immersa in una non-molto-amichevole partita di tennis: Frank e Joan contro Walt e Bernard. Gli schieramenti resteranno gli stessi anche fuori dal campo.
Alla fine del film, però, vediamo Walt lasciare suo padre in ospedale, scivolando fuori dalla sua stretta, e correre al Museo di Storia Naturale. È finalmente pronto ad affrontare la vista del calamaro gigante e della balena che tanto lo spaventavano da bambino.
In Walt, ormai disilluso su chi sia suo padre, qualcosa è cambiato; è pronto ad immergersi sotto la superficie per guardare quei due terrificanti mostri marini. Metafora della madre e del padre, i due animali stanno lottando e Walt, da bambino, ne era terrorizzato; ora, raggiunta la soglia della maturità, si rivelano per ciò che sono: ricostruzioni di bestie imponenti dalla cui lotta fittizia il ragazzo non sarà più toccato.
La giusta fine di un amore:
Se Il calamaro e la balena si sofferma maggiormente sul punto di vista dei figli di una coppia che divorzia, Storia di un matrimonio cattura quello dei diretti interessati. Un’altra grande differenza corre subdolamente fra i due film: ne Il calamaro e la balena è mostrata quasi in maniera lampante una parte giusta, la madre, ed una sbagliata, il padre. Benché entrambi compiano atti discutibili nei confronti del partner, è indubbio che Joan sia una madre amorevole che vuole il meglio per i suoi figli e per sé; Bernard, al contrario, è un uomo egocentrico che mette se stesso davanti a chiunque altro.
In Storia di un matrimonio non accade altrettanto: Charlie e Nicole sono due personaggi umani, con pregi e difetti ed è questo a renderli amabili. Un amico di Baumbach, dopo aver visto il film, ha detto: “I due personaggi nel film divorziano così che non debba farlo tu”. Sono reali e sono ognuno di noi, ogni nostra relazione ed ogni nostra separazione. La verità è che non c’è un mostro dal quale scappare: ci sono solo due persone che non vogliono più stare insieme e questo è più che sufficiente.
Il fatto, però, che il film termini con un piccolo gesto d’affetto – Nicole lega una scarpa a Charlie – prova qualcosa. Non sono rancorosi, non provano odio l’uno per l’altra: queste due persone non si appartengono più ma l’amore che hanno condiviso resta reale.
BV