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The House, analisi e significato

Vi è mai capitato di sognare di muovervi in una casa dalle dimensioni indefinibili, labirintica?

Se sì, magari vi sarete sentiti estasiati dal girare per enormi sale addobbate, o divertiti dallo spiare, invisibili agli occhi di tutti, ciò che accade nelle stanze dall’intercapedine delle pareti; o, forse, vi sarete sentiti spaesati, un filo terrorizzati, dall’essere intrappolati in una grossa magione dalla quale non è possibile evadere.

The House, uscito il 14 gennaio su Netflix, è un film in grado di trasmettere una sensazione realmente onirica: sembra la trasposizione di storie, percezioni, immagini che potrebbero assumere piena capacità di significare solamente in un sonno un filo disturbato.

La pellicola è realizzata totalmente in stop motion dai Nexus Studios ed è composto da tre episodi scritti da Enda Walsh e diretti da Emma de Swaef e Marc James Roels (il primo), Niki Lindroth von Bahr (il secondo) e Paloma Baeza (il terzo).

Unico filo conduttore fra i vari episodi è la casa: in continua costruzione e ristrutturazione, è differente metafora di fardello e dannazione per ognuno dei protagonisti.

I – E dentro di me, si intesse una menzogna

Il primo episodio potrebbe benissimo passare per una vecchia fiaba scritta dai fratelli Grimm. Ambientato nell’Inghilterra del 1800, vede protagonista una bambina, Mabel, e la sua famiglia, composta dal padre e la madre, Raymond e Penny, e la sorellina appena nata, Isobel.

La famiglia vive felicemente in un cottage di campagna; conducono una vita umile ma alle bambine non manca nulla e nella casa c’è affetto.

Le cose cambiano quando la famiglia di Raymond, decisamente abbiente, fa visita ai nostri per vedere l’ultima nata di casa. Insultato dai suoi parenti per la povertà in cui vive e dalla quale non riesce a sollevarsi, Raymond, devastato, si ubriaca per poi uscire di notte nel bosco.

Qui, ha un incontro particolare.

(No, non appare il signor Burns, è solo una gag).

Un architetto misterioso (o forse il diavolo) ha un’offerta da fargli: un’enorme magione sarà costruita vicino al suo cottage e sarà sua. Unica condizione: la famiglia dovrà stabilirsi lì.
Accettato l’accordo, poco dopo la famiglia si trasferisce all’interno della splendida casa.

Serviti come re, i genitori di Mabel divengono, ben presto, totalmente annichiliti dalle nuove ricchezze di cui dispongono e iniziano a ignorare le due bambine, come ipnotizzati dal loro nuovo status sociale.

Raymond e Penny firmano l’accordo con l’architetto

Nel frattempo, Mabel inizia a notare degli inquietanti operai demolire e modificare parti della casa sotto ordine dell’architetto.

[Attenzione: il paragrafo “Analisi del primo episodio di The House” contiene spoiler]
Analisi del primo episodio di The House

In questo primo episodio del film, vediamo l’origine della casa e della maledizione che si porta dietro. Chi risiede su quel terreno maledetto non può che incontrare la rovina.

Il significato di questa prima sezione è piuttosto semplice ma reso in maniera estremamente forte: la casa rappresenta una ricchezza che si vuole inseguire a discapito di valori più alti.

Alla fine, infatti, i genitori di Mabel stessi diventano parte integrante della casa. Trasformati in tende (la madre) e in una sedia (il padre) perderanno la vita in un incendio, ma non prima di permettere a Mabel e Isobel di scappare. Le due bambine scendono la collina e, ormai sole, guardano il fumo levarsi sull’orizzonte della casa, illuminata dall’alba.

Mabel viveva benissimo nel suo cottage con i suoi genitori e la sua sorellina: aveva tutto ciò che le serviva per essere felice.
Per i suoi genitori, però, forse perché adulti, non vale lo stesso e farsi corrompere dall’essere “l’invidia del circondario nel raggio di chilometri” ha il suo prezzo. I due diventano schiavi del lusso fino a diventarne loro stessi il volto.

Penny, che nel cottage si occupava di cucire ciò che serviva, arrivata nella casa trova una macchina da cucire e una stoffa pregiatissima con la quale fabbrica tende giorno e notte fino a diventarne una lei stessa. Raymond, che vediamo accendere un camino all’inizio dell’episodio, non riesce a compiere la stessa azione nella sua nuova abitazione; per riuscire nell’impresa, darà fuoco all’unico oggetto al quale era affezionato, la sedia ereditata dal padre. E si trasformerà, poi, in una sedia.

Come già detto, la morale è lineare e semplice ma la maniera in cui è resa lascia profondamente inquietati.

L’iconico tappeto dell’ Overlook Hotel

La pazzia che dilaga negli adulti, indotta dal dover abitare in un’enorme casa, non può che richiamare Shining (sottilmente citato in uno zoom della tappezzeria assestato ad arte); alla stessa maniera, la scena in cui la famiglia si trova a tavola e i genitori mangiano con foga quasi animale di fronte al tentennamento timoroso delle figlie, ricorda vagamente le sensazioni de La città incantata, quando Chihiro guarda i suoi genitori rimpinzarsi di cibo proibito, inconsapevoli di starsi attirando addosso una maledizione che li trasformerà in maiali.

I genitori di Chihiro vengono trasformati in maiali (metafora del capitalismo) dopo aver mangiato il cibo proibito.

Questo episodio è forse il più riuscito dei tre, non solo per le atmosfere inquietanti e (letteralmente) da incubo, ma anche per la protagonista: Mable è solamente una bambina ma risplende di valori tali per cui è impossibile non tifare per lei.

II – Perduta è la verità che non si può vincere

Ambientato ai nostri tempi, il secondo episodio vede protagonista un topo antropomorfo il cui nome non ci viene mai rivelato. L’uomo-topo ha acquistato la casa e sta provando a restaurarla per rivenderla a un prezzo maggiore.

Indietro con i pagamenti, l’uomo ha licenziato gli operai per alleggerire i costi e tutto il lavoro grava sulle sue spalle. L’unica persona con la quale può condividere il peso della ristrutturazione è la persona che ama, che chiama spesso per raccontare la propria giornata.

C’è un’altra entità però, a fargli compagnia: la casa è, infatti, infestata da colonie di scarafaggi e vermi che non sembrano voler lasciare l’abitazione.

Arrivato il giorno dell’esposizione al pubblico, la casa (e il suo venditore) sembrano essere snobbati dai visitatori (ibridi uomo-topo a loro volta) che non si preoccupano di sporcare e maltrattare gli arredi.

La coppia interessata a comprare la casa

Il nostro protagonista sembra aver perso ogni speranza quando una strana coppia non inizia a fargli domande e a esprimere il proprio interesse sulla casa.

Alla fine, preferirà non averli mai conosciuti.

[Attenzione: il paragrafo “Analisi del secondo episodio di The House” contiene spoiler]
Analisi del secondo episodio di The House

Questo episodio è indubbiamente il più strano e anche quello più imprevedibile; contiene, infatti, una serie di plot twist difficili da veder arrivare.

Innanzitutto, la coppia si rivela essere una coppia di topi-uomini/scarafaggi. Il loro insediamento in casa rende il nostro amico restauratore angosciato e, francamente, anche noi.

Gli insetti, qui rappresentati come brulicanti, infestanti e difficili da estirpare, incarnano perfettamente le preoccupazioni del protagonista: la preoccupazione dei debiti che aumentano, la preoccupazione di non riuscire a vendere la casa.

Le cose prendono una strana piega nel momento in cui il restauratore inizia a vedere le similitudini fra se stesso e quegli ospiti che fatica a mandar via.

Ciò che, infatti, facciamo veramente fatica a scorgere è che la persona con la quale il protagonista ha parlato per tutto il tempo, non è il suo partner ma, bensì, il suo dentista e che lo sta perseguitando da mesi.

La famiglia/culto di uomini-topo/scarafaggi

L’episodio termina in maniera disturbante con il nostro disgraziato che abbraccia la sua duplice natura di essere infestante: da una parte in quanto topo e dall’altra in quanto stalker.

L’uomo-topo resta a vivere nella casa con la coppia di uomini-topo/scarafaggi (e la loro numerosissima famiglia). Tutti regrediscono alla propria natura animalesca: gli scarafaggi si comportano come scarafaggi, il topo come un topo.

Liberi di infestare, gli inquilini sembrano vivere felicemente all’insegna della distruzione.

III – Ascolta di nuovo e cerca il sole

L’ultimo dei tre episodi è ambientato in un futuro post apocalittico in cui una forte alluvione ha cancellato l’esistenza di quasi ogni edificio: una delle rare eccezioni, è la casa.

Al posto di uomini-topo, adesso il mondo sembra essere abitato da uomini-gatto1.
La proprietaria della casa è invece Rosa, una ragazza il cui unico sogno è riportare la casa, residenza della sua infanzia, all’antico splendore che merita.

Rosa e il suo progetto di ristrutturazione

Per permettersi di fare questo, Rosa ha trasformato la casa in una residenza in cui affittacamere ma i suoi unici inquilini: Jen e Elias, per quanto di buon cuore, non sono puntuali con i pagamenti.

L’arrivo di Cosmos, partner di Jen aprirà gli occhi a Rosa sulla realtà in cui vive.

[Attenzione: il paragrafo “Analisi del terzo episodio di The House” contiene spoiler]
Analisi del terzo episodio di The House

Cosmos aiuterà gli inquilini, e alla fine anche Rosa, ad abbandonare la casa che sta, inesorabilmente, per affondare insieme a tutto il resto.

Ciò che lega così ciecamente Rosa alla casa è il ricordo dei genitori: quello è l’ultimo legame che ha con loro e lasciarlo andare è difficile. Rosa vuole salvare ciò che la porterà a morte certa.

Solamente quando realizza che quella crociata contro i mulini a vento non solo la porterà alla morte, ma anche a perdere i soli amici che ha, capisce di doversene andare. Trasformata la costruzione in una barca, la donna se ne va con Cosmos, Jen ed Elias verso un nuovo posto in cui costruirsi una vita.
Il fatto che la casa lasci il terreno in cui è costruita spezza la maledizione posta su di lei; inoltre, l’abitazione non viene abbandonata, diviene qualcosa di diverso.

Rosa, Jen e Cosmos

In questo capitolo, l’edificio è il nido impossibile da risanare dopo la perdita; l’acqua, incontenibile, soffocante, è emblema di depressione, di morte. Grazie a Cosmos, Rosa elabora il proprio lutto: la casa smette di essere fardello e diviene salvezza.

Considerazioni finali

The House è un film realizzato in maniera ineccepibile, con una stop motion splendida che ricorda vagamente quella di Wes Anderson. Le atmosfere, però, di Anderson hanno ben poco: le immagini spiazzanti, le logiche sfuggenti ma radicate, le sensazioni richiamate nello spettatore, sono paragonabili ad alcuni lavori di Charlie Kaufman.

Ricca di metafore, è una pellicola che si presta a molteplici interpretazioni e che, forse, ha le carte in regola per diventare un cult. The House è un film strano e contorno ed è, soprattutto, un gran bel film.

BV


1 Essendo, notoriamente, i gatti predatori dei topi, potremmo interpretarlo come passaggio ad una nuova specie dominante.