Skip to main content

“Vola solo chi osa farlo”: La gabbianella e il gatto

La frase del titolo forse l’avete già letta, già sentita. È famosissima così come è famoso il libro dal quale è tratta, un libricino che ha accompagnato grandi e piccini a partire dall’estate del 1996. Oggi è considerato, come il suo autore, uno dei classici per l’infanzia e non. Ci siete arrivati, vero? Si tratta del romanzo di Luis Sepulveda, Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, edito Guanda.

È la storia di amicizia e pace, nonché di denuncia di uno dei mali dell’uomo moderno: l’inquinamento delle acque. Soprattutto, il libro presenta un tema quanto mai contemporaneo, un tema che un bambino potrebbe accettare senza problemi (beata innocenza) ma a un “grande” potrebbe risultare più difficile: l’amore e l’amicizia tra i diversi.

Storia di una gabbianella e del gatto
che le insegnò a volare

Lo scrittore cileno, attraverso uno stile a metà tra parabola e fiaba, racconta la vicenda al fine di sensibilizzare, non solo i bambini, ma anche chi non ha più tempo per le favole e ha dimenticato come si vola.

La gabbianella e il gatto

Questa toccante storia ha avuto un volto mediante il celebre film d’animazione del 1998. Il film è stato realizzato dalla Cecchi Gori Group e diretto da Enzo D’Alò. Vanta la partecipazione diretta del suo narratore che ha prestato la sua voce per il doppiaggio di uno dei personaggi, dimostrando conoscenza della lingua italiana (seppur con marcato accento spagnolo).

Menzione speciale occorre per la voce del gatto Zorba, affidata a Carlo Verdone, e il Capo dei Topi, alias Antonio Albanese.

Il gatto Zorba e la gabbianella Fortunata

I tratti del disegno sono semplici e essenziali: l’ambientazione ricorda dei dipinti a olio mentre i colori hanno la potenza di un quadro espressionista. Il film d’animazione si distacca dalle figure elaborate, interpretando al meglio l’intento di Sepulveda di consegnare al pubblico qualcosa di diretto e sincero.

Di recente il lungometraggio animato è tornato in televisione per festeggiare il suo compleanno ma anche per commemorare il suo creatore, la cui morte nel 2020 a causa del Coronavirus ha steso un velo di silenzio su chi ha incontrato le sue parole.

Di cosa parla La gabbianella e il gatto?

È molto facile amare e accettare chi è uguale a noi, ma con qualcuno che è diverso è molto difficile e tu ci hai aiutato a farlo.

Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare

Libro e film presentano, in linea di massima, punti di contatto.

C’era una volta una Gabbiana di nome Kengah, avvelenata da una macchia di petrolio mentre si trova con il suo stormo presso il porto di Amburgo.

Con le ultime forze che le rimangono, precipita nel giardino della casa di Zorba, un gatto nero grande e grosso.

Kengah

Appena prima di lasciare questo mondo, riesce a deporre un uovo e lo affida a Zorba. Il gatto promette con il giuramento solenne tre cose: di non mangiare l’uovo, di avere cura del piccolo quando nascerà e di insegnargli a volare. La gabbianella orfana viene chiamata Fortunata e cresce con Zorba nella comunità dei gatti del porto di Amburgo formata da Diderot, Colonnello, Segretario e Pallino. L’orfanella è convinta di essere un felino come i suoi amici. Spetterà a Zorba il compito di spiegarle la sua diversità e di insegnarle a spiccare il volo.

Come in ogni favola ci sono i cattivi: in questo caso sono i topi che vogliono estinguere i gatti e conquistare il mondo; c’è anche un altro cattivo, però, ad abitare il mondo di Zorba e Fortunata. Il film e il libro si concentrano, infatti, anche su un problema che affligge da anni l’uomo: l’inquinamento.

Le descrizioni del libro e le scene del film sono quanto mai evocative e veritiere così come il messaggio che vogliono veicolare: l’inquinamento è il risultato della scelleratezza umana che spreme fino all’ultima goccia madre Terra. L’uomo sembra aver dimenticato che è stato questo pianeta a donargli la vita, a vederlo crescere e svilupparsi. E che paga le manie di grandezza e di avidità dell’uomo, cieco di fronte alla tragedia imminente.

La diversità che unisce

“È vero che i gatti mangiano gli uccelli, fa parte della loro natura, ma noi non potremmo mai mangiare te, perché ti vogliamo bene, e ti vogliamo di bene ancora di più proprio perché sei diversa da noi”

La gabbianella e il gatto – Zorba

La gabbianella e il gatto è sicuramente una favola moderna che è riuscita a lasciare un segno in molti piccoli (e anche in tanti grandi).

È una storia di crescita interiore che invita ad accettare chi è diverso. Ci propone una situazione insolita, un’amicizia tra dei gatti e un uccello. È risaputo che i gatti mangino gli uccelli; eppure, il valore dell’amore universale, supera ogni specie e appartenenza, realizzandosi nel modo più semplice possibile: quello di volersi bene.

È Zorba a spiegare a Fortunata che in realtà non è un gatto come loro ma, non per questo il bene che le vogliono cessa di esistere, anzi, si intensifica. Sono parole semplici che nel 2022, si danno per scontate in un contesto dove ogni cosa è permessa. Denuncia e protesta, difesa e attacco nel nome di quel valore universale: l’amore.

La citazione di apertura di questo articolo, “Vola solo chi osa farlo”, antepone un altro insegnamento al valore di amore: l’amore vero non cerca di cambiare chi è diverso da noi ma, al contrario, lo lascia andare incontro al proprio destino.

Vent’anni prima, Sepulveda scriveva questa fiaba per bambini che si dovrebbe leggere (e guardare) ancora oggi per ricordarci che, nel mezzo di abuso di parole, quello che veramente può cambiare tutto è la semplice naturalezza del gesto.

Fortunata si prepara a spiccare il volo

Differenze con il libro

Come detto il precedenza, film e libro presentano, in linea generale, molti dei loro elementi fondamentali in comune ma anche delle profonde differenze: in primis, nella versione cartacea, il gattino rosso Pallino non esiste, si può dire che è il sostituto della scimmia alcolizzata Mattia che abita nel Bazar/museo nel quale vive Diderot.

La vicenda dei topi nel libro è risolta in poche righe mentre, nel film, viene romanzata per un bel pezzo, come un filo conduttore necessario all’epilogo. Nel film è presente la figlia del poeta, ovvero l’unico umano al quale i gatti decidono di chiedere aiuto, infrangendo la regola principale che vieta di miagolare con gli esseri umani. Grazie all’aiuto della bambina, Fortunata riuscirà a volare libera. Nel libro, invece, è proprio il poeta (che altro non è che il doppio di Sepulveda) a portare il gatto e la gabbianella nel punto più alto della Torre di San Michele.

Fortunata e Momo: due cugine a confronto

Enzò D’Alò è anche il padre cinematografico di un’altra perla d’animazione italiana: Momo alla conquista del tempo, del 2001, lungometraggio animato tratto dal romanzo di Michael Ende. È possibile notare una certa somiglianza nei tratti di Momo e quelli della gabbianella Fortunata: entrambe orfane, entrambe alla ricerca del loro posto nel mondo ma, soprattutto, entrambe con delle sfide da affrontare per crescere e diventare migliori.

Nelle loro fiabe a lieto fine c’è una sottile linea di denuncia: entrambi i lavori sono una critica diretta a ciò che l’uomo contemporaneo sta lasciando. Se ad Amburgo i gatti parlano del liquido nero degli umani che ha reso l’acqua un posto di morte, in Momo si parla di come lavorare per produrre possa far perdere di vista all’uomo valori importanti come la famiglia e gli affetti.

Questo rende entrambi i film destinati non solo a un pubblico infantile, ma anche a quegli adulti che pensano di aver capito tutto su come giri il mondo.

AS