Blacksad, non solo un fumetto noir
New York, anni ’50. John Blacksad, detective burbero e disilluso, è chiamato dalla polizia per dare informazioni su una donna assassinata. Giunto sul luogo del delitto, Blacksad riconosce la donna, una sua vecchia fiamma. La loro storia d’amore è stata una parentesi felice nella vita di John, nonostante le loro strade si siano separate da tempo. Come una stella, illuminava il suo passato. Nulla lo avrebbe fermato dal trovare il responsabile del delitto, togliendogli anche quel barlume di luce in una vita fatta di macerie.
Questo è l’inizio di Da qualche parte tra le ombre, primo volume di Blacksad, creato da Juan Díaz Canales e Juanjo Guarnido, edito in Italia da Rizzoli Lizard. Una storia piuttosto classica, molto fedele agli stilemi dei romanzi hard boiled e del genere noir. L’intreccio narrativo spinge il detective ad esplorare le diverse aree urbane di New York: dai bassi fondi, piene di bettole frequentate da tipi loschi, fino ai lussuosi grattacieli, brulicanti di persone in abiti eleganti. La città è descritta, oltre che dai disegni, da John stesso, mediante una narrazione in prima persona che mostra La Grande Mela attraverso la durezza e la disillusione del protagonista. Infatti, il detective ormai è l’ombra della persona che era un tempo, il cui ufficio disordinato è lo specchio della sua vita fatta di macerie. Tutto ciò si ripercuote sulla sua visione del mondo e delle persone.
Una giungla variegata
Infatti, la New York rappresentata da Canales e Guarnido è una vera e propria giungla. Gli abitanti sono antropomorfi e presentano degli stereotipi legati alle loro specie. Ad esempio, i canidi ricoprono il ruolo di poliziotti; nei bassifondi si trovano principalmente ratti e rettili; i gorilla fungono da guardie del corpo e così via. Questa visione degli abitanti funge sia da critica sociale che da bandiera contro i pregiudizi.
Infatti, i personaggi che popolano la Grande Mela sono caratterizzati in modo schietto attraverso i loro difetti, che giustificano la loro appartenenza a quella specifica specie, salvo poi mostrarli sotto una nuova luce nei momenti più inaspettati. Questo garantisce all’opera una certa dose di realismo, dimostrando che spesso la realtà più complessa di come ci appare e che non si possono ridurre le persone al loro aspetto. Smirnov, un pastore tedesco che ricopre il ruolo di commissario di polizia, ne è un esempio: seppur ligio al dovere e fedele alla divisa, riconosce la corruzione del sistema e della società e, pertanto, è disposto a chiudere un occhio per i metodi di persone al di fuori di tale sistema ma che perseguono lo stesso obiettivo di giustizia. Risulta essere un personaggio con cui è facile empatizzare e con una chiara morale, nonostante una codardia di fondo che lo caratterizza.
Due menti, una sola opera
Da qualche parte tra le ombre mette in scena una storia valida, seppur classica. La narrazione di John, incalzante e malinconica, e i personaggi sfaccettati permettono alla storia di essere seguita tutta d’un fiato, sino al finale, donandole una propria identità senza diventare “l’ennesimo poliziesco”. Fondamentale è la sinergia creata tra lo sceneggiatore, Canales, e il disegnatore, Guarnido.
Juanjo Guarnido, infatti, è riuscito a fornire un comparto artistico di primo livello, permettendo all’opera di distinguersi e garantendole uno stile unico. Il tratto è pulito e dinamico, dando scena e personaggio una sensazione di movimento. Ai disegni meticolosi e dettagliati è accompagnato un sapiente uso degli acquerelli e di una palette cromatica poco satura tendente al seppia. Questi due elementi donano un’atmosfera di decadenza onirica e realismo allo stesso tempo.
Non solo un fumetto noir
Da qualche parte tra le ombre, a conti fatti, è un’opera ammaliante. Sceneggiatura e realizzazione tecnico-artistica si sostengono l’un l’altra dando vita ad una pietra miliare del fumetto e fungendo da trampolino di lancio per l’intera saga di Blacksad, ormai famosa in tutto il mondo.
L’opera, inoltre, lascia in sospeso una domanda importante: in una giungla in cui vige la legge del più forte, dove gli uomini sono bestie, la coscienza e la morale sono due inutili zavorre? O sono le uniche cose che permettono l’ascesa da animali a essere umani? John Blacksad sembra avere trovato la sua risposta e il lettore è chiamato a fare altrettanto. Anche a distanza di giorni dalla lettura delle pagine finali di quest’opera d’arte, che non può essere definita solamente come un fumetto noir.
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