Troppo facile amarti in vacanza: una fuga tra rabbia e speranza
In un’Italia post-apocalittica, in cui sia luoghi che le menti delle persone stanno regredendo a uno stato di natura, Linda e il suo cane Follia non si sentono più a casa. Decidono così di lasciare la stanza in cui vivono e fuggire, attraversando il paese; non è altro che la metafora di un Purgatorio, in cui i sette peccati capitali diventano i vizi di una società accecata e distrutta dall’ignoranza e dall’odio per il diverso.
Troppo facile amarti in vacanza, l’ultimo fumetto di Giacomo Bevilacqua, pubblicato a maggio 2021 da Bao Publishing, inizia con un prologo senza testo, in cui gli acquerelli danno vita a una Roma ancora verde, ma desolata e sul punto di corrompersi, se qualcosa non cambia.
Tra le vie e i quartieri, una casa seminascosta dove, in una piccola stanza, tutto è pronto per partire: uno zaino, corde e coltelli, lo stretto necessario per sopravvivere. E un biglietto, che Linda lascia appeso alla porta prima di andarsene.
Partiamo così, insieme alle due protagoniste, per un viaggio dalla meta sconosciuta, attraverso le città del Belpaese ormai preda di mostri dalle sembianze umane, ma senza umanità.
L’Italia come Purgatorio
La struttura dell’opera ci riporta all’immaginario Dantesco: sette sono i capitoli, così come i vizi capitali che vengono espiati nella strada verso il Paradiso di Dante e che, nell’Italia dove vive Linda, permeano l’animo delle persone che incontra lungo il tragitto.
Da Roma alla Toscana, fino alla punta dello stivale, Linda si ritroverà ad avere a che fare con situazioni paradossali e personaggi ai limiti della disumanità.
Una coppia di anziani che vive in un paese misogino, in cui vige l’ordine, per le donne, di legarsi fedelmente al proprio coniuge.
Un cuoco avido e ingordo, che sfrutta e inganna una popolazione affamata di estetica, sino a farle perdere il senno.
Un uomo accecato dalla sete di possesso, sino al punto di morirne, in una Firenze dipinta di nero.
Una ragazza disinteressata di tutto, che semplicemente “tira avanti”, finché riesce.
Uomini che non conoscono nulla, al di là dell’istinto e della violenza.
Un politico a cui il potere ha dato alla testa. Letteralmente.
L’invidia di chi vive rinchiuso, verso coloro che sanno di essere liberi.
L’ingordigia di chi ha tanto, ma non dà nulla indietro.
L’avidità di chi vuole sempre di più, ma non sarà mai soddisfatto.
L’inerzia di chi si trascina, senza cambiare le cose.
Il desiderio incontrollato, che arriva a sovrastare le volontà altrui.
Le convinzioni e gli atteggiamenti di chi si crede superiore. A tutto. A tutti.La rabbia che prova chi combatte tutto questo.
Troppo facile amarti in vacanza, brano finale.
Un inno femminista
L’ultimo vizio, l’ira, diventa infine il vero protagonista della storia, e da peccato si trasforma in motore. È Linda, questa volta, ad essere alimentata da una rabbia esplosiva, ma anche proficua e terapeutica. La rabbia ti fa bella, scrive Soraya Chemaly. In una società in cui alle donne è sempre stato insegnato che la rabbia è un sentimento da reprimere, Linda non ci sta e di fronte alle ingiustizie non si piega, ma accetta l’indignazione e la butta fuori.
Così, mentre nel nostro paese molte voci femminili vengono ancora ignorate e sminuite, Bevilacqua lascia loro spazio nelle sue opere, in cui quasi tutte le protagoniste sono donne (come in Lavennder e in Attica). Donne autentiche, eroine coraggiose, ma che allo stesso tempo sbagliano e imparano. Donne umane.
Sono cresciuto in una famiglia femminista e matriarcale. Il femminismo non è appannaggio esclusivo delle donne, l’uguaglianza è una lotta che sento così come la lotta alla violenza contro le donne.
Giacomo Bevilacqua in un’intervista.
Dalla rabbia alla speranza
Resta però da capire a chi o a cosa faccia riferimento il titolo del fumetto. Due sono le strade più probabili: una è proprio l’Italia, paese d’arte e cultura e acclamata meta turistica, dove in vacanza tutto sembra perfetto e idilliaco, ma che cela problemi dalle radici profonde. Troppo facile amarti in vacanza, Italia.
Ma c’è un altro personaggio, che appare alla fine di ogni capitolo sotto una luce diversa, più chiara e limpida rispetto ai colori della storia principale, in quelli che capiremo essere flashforward: si tratta di Aman, ragazzo che Linda incontra alla fine del suo viaggio nonché personificazione della speranza.
In contrapposizione ad ogni vizio che Linda incontra per la strada, sono i sette racconti di Aman a riportare un po’ di tranquillità (che è anche il significato del suo nome). Mentre Roma regredisce di secoli, permeata di misoginia e razzismo, Aman racconta di come suo padre abbia conosciuto la moglie, salvandola da una violenza, e di come lei vedesse sempre il bene negli altri, nonostante gli altri non volessero vedere lei.
E anche Aman, come sua madre faceva con lui, riesce a portare un po’ di colore nell’animo della ragazza ormai riempitosi di dolore e rassegnazione.
Una distopia non così lontana
Più che un fumetto distopico, la storia di Bevilacqua è forse un grido di protesta, un approccio realista che può essere scambiato per pessimismo. Un’urgenza ancora maggiore di quella che già si percepiva in Attica, nei confronti di una società che sta diventando sempre più indifferente verso il prossimo e sempre più indisponente nei confronti del “diverso”.
D’altronde, il fumetto è stato scritto durante il primo lockdown, un periodo in cui tutti eravamo in un certo senso uniti contro un male nuovo, sconosciuto e comune. Al contrario, però, la paura e l’odio si sono amplificati, – soprattutto in ambito politico – invece di assopirsi per lasciar spazio all’empatia.
Il diverso è diventato sempre più diverso e l’indifferenza si è gradualmente trasformata in disprezzo.
Guardando Linda con gli occhi di giovani ragazzi italiani, è tristemente facile immedesimarsi in lei, nella rassegnazione di non sentirsi più a casa nel paese in cui si è nati e, quindi, nel desiderio di fuggire.
Ma se da un lato c’è chi semina il male, dall’altro c’è chi questo male è deciso a combatterlo. Ed è qui che si torna ai due elementi chiave della storia: la rabbia e la speranza, che da sole non bastano, ma mescolate insieme nella loro contrapposizione, forse sono davvero in grado di cambiare le cose.
E, per dirla con le parole auguranti dello stesso autore:
Per chi rimane in questo posto.
Giacomo Bevilacqua nella dedica di Troppo facile amarti in vacanza
Per chi ci ritorna ogni volta che parte.
Per chi porta il fuoco e lo tiene acceso.
Per la speranza che mio figlio resti.
Per la speranza che tutti i figli e tutte le figlie restino.
LDC