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Fantasy e politica: esiste solo la monarchia?

Ogni cosa è in costante evoluzione, e anche la letteratura non sfugge a questa regola. Il fantasy, per esempio, con il passare degli anni, è cresciuto in diversi ambiti. Nelle opere classiche abbiamo sempre avuto l’eroe, impegnato nella sua “cerca”, che affronta il male e cerca di salvare il mondo. Fortunatamente, con il tempo, questa visione è andata evolvendosi, facendo spazio a diversi tipi d’intrecci.

La letteratura fantastica in generale, infatti, è andata sempre più accostandosi alla realtà, cercando di fornire quel pizzico di realismo alle proprie storie e alle avventure dei protagonisti, grazie a mondi più complessi e articolati. Questa evoluzione ha portato alla luce un elemento nelle ambientazioni che un tempo non era considerato estremamente necessario: la politica.

Abbiamo parlato di diversi tipi di ambientazione in questo articolo, esaminando come queste siano cambiate dal fantasy classico al contemporaneo. Possiamo fare lo stesso discorso per la politica1.

Goerge R. R. Martin e il realismo distorto

Essos, il mondo creato da George R. R. Martin

Cominciamo a vedere dei cambiamenti drastici in questo ambito con autori come George R. R. Martin. Quest’ultimo, infatti, trascende il classico e dà un tocco di modernità e realismo alla politica nei suoi scritti. Riduce tutto a un perfetto chiaroscuro d’intenti, dove l’unico interesse per la maggior parte dei suoi personaggi è il potere.

Il mondo creato da Martin, sotto questo e altri aspetti, si avvicina con occhio critico e realistico alla storia medievale e moderna e ai suoi meccanismi culturali e sociali, attingendone a piene mani e stuzzicando il lettore con false somiglianze storiche. La differenza tra immaginario e realtà è sempre palesata, essendo comunque un’opera di fantasia, benché sia ispirata fortemente a fatti e a personaggi realmente esistiti.

Westeros, per esempio, è sorprendentemente somigliante all’Inghilterra nel periodo delle Guerre delle due rose. I prìncipi Joffrey e Tommen, ricordano i due prìncipi nella torre: Edoardo V e suo fratello Riccardo, due giovani orfani di padre rinchiusi in una torre dal proprio zio e, probabilmente, uccisi dallo stesso.

La somiglianza la si trova nei due fratelli, minacciati dallo zio il cui unico intento era, appunto, il potere. A Westeros un unico trono unifica le terre, ma casate e uomini di grande potere si contendono il diritto di accomodarsi su quello scranno. Non esiste il bene o il male, non c’è una linea di confine: è un mondo senza pietà, dove solo i vincitori posso andare avanti.

I principi Edoardo e Riccardo nella Torre, 1483 di Sir John Everett Millais

Nelle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, comunque, non vige solo questa forma di governo. Abbiamo un esempio di democrazia nelle Città Libere. Nove città indipendenti, con culture molto più urbanizzate e dedite al commercio in confronto a Westeros.

Perché il fantasy ama la monarchia?

Martin e la sua Westeros sono solo uno dei tanti esempi di questa forma di governo – dove comunque l’autore sovverte il tòpos dell’“erede legittimo” – che possiamo intravedere nel campionario di letteratura fantasy a noi pervenuta.

Nel campo della letteratura fantastica, solitamente è la fantascienza – e i suoi sottogeneri – a ergersi a paladina dei sistemi politici, fiondandosi su distopie e istituzioni corrotte, popolazioni in piena rivolta e sconvolgimenti politici.

Il fantasy invece, la maggior parte delle volte, si concentra sulla conosciutissima monarchia feudale. Non è insolito trovare all’interno di queste narrazioni prìncipi perduti che dovrebbero ereditare il trono, eredi in fuga da un nemico oscuro o pronti a rivendicare il trono strappato in precedenza da tiranni. Il momento in cui l’erede legittimo prende posto nel trono che gli è dovuto di diritto è momento di grande trionfo. La monarchia ereditaria, nella maggior parte dei fantasy, funziona; non lascia spazio ad altre forme di potere politico. Perché?

Monarchy, although it can get complex around succession time (particularly in English history) is a simple and easily grasped thing compared to politics. If you want to tell a story about people a monarchy generally makes a background that is more easily conveyed to the reader than a mix of parties and policies.

Mark Lawrence su Reddit.

Come dice Mark Lawrence nella citazione che abbiamo riportato, la monarchia è il sistema politico più facilmente riconoscibile e comprensibile a confronto di una politica complessa e stratificata. Se si vuole raccontare una storia sulle persone – e quindi non incentrata sulle incomprensioni politiche – questa forma di governo crea uno sfondo che è più semplice alla vista del lettore.

Magari, anche per gli autori è più comodo costruire un mondo dove vige quest’ultima; in fondo non tutti possono essere il George R. R. Martin del decennio, con la magistrale capacità di attingere a fatti e periodi storici reali per creare il proprio mondo fantastico. E ricordiamocelo, non tutti gli autori – e lettori – danno importanza alla politica all’interno della propria opera, purtroppo. L’unione tra fantasy e monarchia, quindi, rappresenta (anche) una scelta pragmatica.

La motivazione quindi si cela dietro la comodità e la facilità di comprensione della monarchia? In fondo sì: in una forma o nell’altra, questa forma di governo resiste ancora nel mondo contemporaneo. In qualche modo, tutti noi la conosciamo, anche grazie ai secoli di storia precedenti, dove le più grandi monarchie imperversavano nel mondo.

Quanto è importante la politica in un fantasy?

Con un’ambientazione ben costruita, ciò che avviene nel corso della narrazione ha una base più salda su cui basarsi. Cercare di creare profondità e realismo è, probabilmente, il modo migliore per costruire una storia ricca, complessa e solida.

Il modo migliore per creare una solida ambientazione spesso è prendere spunto dal passato. Studiare la storia è fondamentale per chi vuole creare un mondo simile alla realtà passata o presente, perché in questa è contenuto tutto il sapere, tutta la conoscenza necessaria per costruire una società credibile.

È per questo motivo, probabilmente, che la monarchia è così presente nel fantasy. Molti romanzi di questo genere sono ambientati nel passato, solitamente nel medioevo o nell’era moderna (con chiare rivisitazioni e con la possibilità di spaziare con la fantasia).

L’ambientazione è sì importante, ma c’è sempre molta libertà di movimento nel crearla. Una cosa imprescindibile, però, è la situazione politica e sociale di un mondo. Si può decidere di addentrarsi poco nel discorso politico, oppure renderlo il fulcro della storia, ma è la politica a muovere guerre, commercio, religione e così via. La politica è un elemento obbligatorio di qualunque creazione fantasy o fantascientifica.

Le alternative al classico in Robin Hobb …

Robin Hobb nel 2011; foto di Daniele Visse.

Nell’enorme agglomerato di opere fantasy che ci sono pervenute, molti autori hanno cercato di dare un nuovo e innovativo punto di vista: alcuni discostandosi molto poco dalla classica forma di governo tipica della monarchia, altri invece hanno cercato di essere decisamente innovativi.

Ci ricolleghiamo nuovamente al nostro precedente articolo, dove parliamo di Robin Hobb e Brandon Sanderson e delle loro ambientazioni. Visto che abbiamo imparato a conoscerli meglio in quella sede, portiamo qualche esempio ulteriore di come questi due autori abbiano, in qualche modo, mischiato le carte in tavola.

Robin Hobb, essendo un’autrice realista, non si discosta poi tanto dalla realtà, ma crea comunque vari sistemi politici per diversificare il suo mondo. Nel suo regno fantasy dei Sei Ducati, vige una monarchia ereditaria. Quindi? Cosa cambia? Per intravedere dei cambiamenti, ci si deve spostare un po’ nella mappa e si verrà ricompensati con un vastissimo numero di sistemi politici, tutti differenti tra di loro.

Partendo dal Regno delle Montagne, che porta alla luce una rivisitazione fantasy della monarchia ereditaria un po’ diversa dal solito. Se nella storia moderna siamo sempre stati abituati a vedere il diritto divino a regnare, qui non è così.

Illustrazione di Magali Villenueve, presente nell’edizione illustrata di Royal Assassin edita Del Rey Books.

Nel Regno delle Montagne, da tradizione, il Re o la Regina vengono visti come “sacrificio del popolo”: non qualcuno al di sopra, ma qualcuno alla pari dei governati. Ne vediamo un magnifico esempio in Kettricken, figlia del Re e sacrificio del popolo che, per aiutare la propria gente, si concede in sposa a Veritas, Re-in-attesa dei Sei Ducati. Kettricken sarà di grande esempio per i regnanti e i duchi dei Sei Ducati, poiché riuscirà a portare la mentalità del “sacrificio” in un contesto culturale diverso dal proprio, influenzando le generazioni future.

Nelle Isole Esterne il discorso è più complesso, perché a prima vista sembra una monarchia ereditaria matriarcale, ma allo stesso tempo esiste una forma di governo patriarcale, un concilio di capi, uno per ognuno degli undici clan presenti. Fondamentalmente, perciò, sono presenti due forze di governo che convivono in uno stesso territorio: la Casa delle Madri e la Hetgurd. La prima è caratterizzata dal fatto che una Madre (una Regina) abbia potere decisionale per quanto riguarda il territorio, poiché le loro credenze popolari individuano la figura femminile come protettrice e detentrice della terra e di tutto ciò che vi risieda. Però, allo stesso tempo, troviamo la seconda, l’Hetgurd: un gruppo di uomini che detiene il potere decisionale per quanto riguarda il fronte bellico.

Eppure, a Borgomago, intravediamo un baluardo, qualcosa di diverso. Borgomago è una città commerciale, il suo territorio fu concesso ai discendenti dei primi ad aver toccato quella terra dal Satrapo, il Re di Jamailla. Quella dei mercanti di Borgomago è una democrazia, e il loro intento è trovare l’indipendenza dal Satrapo, portando avanti una rivolta e una protesta continua.

… e in Brandon Sanderson

Un giovanissimo Brandon Sanderson, nel 2007, all’evento di pre-rilascio del libro per 
Mistborn: The Well of Ascension.

Un autore che ha voluto dar voce alla rivolta popolare è Brandon Sanderson in “Mistborn”.

Chi ha il potere? Chi controlla il cibo e l’acqua? Le armi? Se c’è una malattia, chi controlla la medicina? Chi detiene queste cose ha il potere su coloro che non le possiedono. Queste persone fanno le leggi, di solito a proprio vantaggio politico e/o finanziario.

Brandon Sanderson, ospite al Podcast Writing Excuses

Di rivolte, la storia ne è piena. La più famosa probabilmente è la prima rivoluzione inglese, dove per la prima volta nella storia un Re viene processato e condannato a morte, facendo nascere così la Repubblica. Sappiamo anche che successivamente, nella seconda rivoluzione inglese, si trova un compromesso e una stabilizzazione. Ritorna la monarchia; il sovrano regna, ma non governa, poiché il potere è detenuto dal Parlamento.

Dopo aver semplificato, ereticamente, secoli di storia in poche semplici righe, ora possiamo spiegare il perché di questo piccolo excursus.

Luthadel è la capitale dell’Ultimo Impero, sede del castello dell’immortale Lord Reggente. Nell’Ultimo Impero è lui a detenere ogni potere, portando avanti una forma di teocrazia totalitaria che dura da mille anni. Ovviamente, a questo tipo di sistema sono collegate diverse problematiche, partendo da quella della classe operaia oppressa e schiavizzata da una nobiltà ricca e agiata.

In Mistborn viene messa in atto una vera e propria rivolta popolare, dove il proletariato prende le armi e combatte contro gli oppressori, la nobiltà. Nasce così la Chiesa del Sopravvissuto. Comincia a dilagare l’anarchia e iniziano i disordini. Questo porta al rovesciamento del regnante e a una situazione politica vacante.

Questo vuoto cerca di essere colmato con una vera e propria democrazia, l’ideologia di un mondo equo e paritario prende piede. Ma rapidamente com’è arrivata, l’idea viene derisa, fallisce e viene destituita.

È come se Sanderson volesse mostrare che i sistemi oppressivi, in qualche modo, sono molto difficili da dimenticare; perché nell’Ultimo Impero è questo che succede: viene deposto un tiranno e despota e al suo posto nasce un regime dittatoriale. In fondo, tante rivoluzioni nel corso della storia hanno portato a un sistema di governo più oppressivo del precedente.

Brandon Sanderson affronta il problema del potere nella maggior parte delle sue opere, e le gerarchie sono spesso così potenti e profondamente radicate nella mentalità popolare da essere difficili da sostituire. È anche vero che trecento anni dopo, nello stesso Mondo dell’Ultimo Impero (In Mistborn Era 2) comincia a intravedersi una forma di repubblica democratica nella città di Elendel, in cui il mondo stesso comincia a sperimentare qualcosa di diverso dalla dittatura.

La spiegazione a questo dilemma è che rovesciare un regime potrebbe essere semplice, ma è molto più difficile modificare il sistema e la mentalità di un intero popolo.

RF


NOTE:

L’immagine di copertina è una gentile concessione di it.freepik.com.

1 Per ragioni di semplificazione – a vantaggio dei nostri lettori e onde non rendere il pezzo estremamente pesante – abbiamo preferito utilizzare il termine “monarchia” in maniera a-tecnica e impropria. Con tale parola identifichiamo, quindi, una forma di stato totalitario che si esprime attraverso la forma di governo della monarchia assoluta.