I fiori di Yggdrasil e il viaggio alla scoperta di sé
Non è la prima volta che ci troviamo a discutere di mitologia su questi schermi.
Recentemente abbiamo parlato nuovamente di retelling con un focus sul mito di Cassandra di Troia.
Guardando al panorama dei media narrativi, possiamo notare come la mitologia norrena abbia conquistato un posto nel cuore di molti con le sue leggende e figure divine: basti pensare al famoso brand videoludico God of War e all’ultima fatica di Kratos ambientata proprio nell’universo norreno di cui abbiamo parlato qui.
Inutile dire che anche nel panorama fantasy l’ambientazione e il pantheon nordico si rivelano materiale da cui attingere a piene mani, come dimostra la nuova uscita young-adult I fiori di Yggdrasil edito da Mosca Bianca Edizioni per la collana Cuspidi. Una nuova serie di novelle che va ad arricchire il catalogo della casa editrice romana con storie brevi ma di impatto.
Il viaggio di Weth
I Fiori di Yggdrasil, scritto da Veronica De Simone e illustrato da Silvia Vanni, racconta di Weth e del suo compagno Vidar. I due fanno parte di una comunità di umani in grado di tramutarsi in lupi: vivono quindi a stretto contatto con la natura e con il mondo degli spiriti.
Weth però, proprio come sua madre, è una draugr e per questo possiede forti poteri che la rendono malvista dal resto della comunità. Perseguitata da incubi e paure, trova conforto solo nel suo compagno Vidar. A causa di un errore durante la caccia, Vidar rischierà la vita e starà a Weth salvarlo affrontando tutte le sue paure.
Il viaggio alla ricerca di sé
La storia raccontata da De Simone in poco più di 100 pagine riprende la struttura più classica della narrazione: quella del Viaggio dell’Eroe, inserendo però gli elementi più conosciuti della mitologia norrena per raccontare una storia di ricerca e accettazione di sé.
Weth è una giovane ragazza annichilita da voci e incubi che non fanno altro che minare la sua forza riempiendola di dubbi e timori. Nella sua avventura ricca di prove impara proprio a conoscersi più intimamente, arrivando ad accettarsi. È in questo modo che trova finalmente il suo posto nel mondo.
Il paragone con Hellblade
Durante la lettura, la storia di una ragazza in viaggio per salvare il suo amore può richiamare alla memoria il videogioco Hellblade: Senua Sacrifice. Qui la protagonista si ritrova ad affrontare un viaggio periglioso nel tentativo di salvare il suo amato Dillion da Helheim e dalla dea Hela.
Se non per lo spunto iniziale, i due viaggi differiscono profondamente sia per quanto riguarda il target che per il messaggio finale. Uno è una discesa nell’incubo nella mente di Senua con forte enfasi sul tema della salute mentale, l’altro il viaggio di formazione di Weth.
Infatti, pur presentando elementi in comune come i riferimenti a Hela, l’albero Yggdrasil o le figure genitoriali che svolgono come sempre un ruolo chiave, le due narrazioni presentano toni opposti: se ne I Fiori di Yggdrasil prevale un clima mistico positivo di accettazione e cambiamento, in Hellblade vediamo il rovescio della medaglia. La psicosi di Senua porta a una visione distorta, fatalista, crudele e oscura, a differenza di Weth che – seppur tormentata dalle voci di Hela – vive il suo viaggio come un modo per scoprire sé stessa e le proprie capacità.
Emblematica a tal proposito è la raffigurazione di Yggdrasil, albero della vita.
Nel libro di De Simone, il famoso albero della mitologia norrena è fonte di vita, meta del viaggio che fornirà la soluzione per salvare Vidar.
In Hellblade, l’albero dove Senua e Dillion si sono conosciuti (che metaforicamente diventa quindi l’albero della vita Yggdrasil) diventa un luogo di orrore, trasformandosi nel suo esatto opposto: la morte.
L’importanza delle figure genitoriali
Come accennato, le figure genitoriali rivestono un ruolo chiave in entrambe le opere, anche se si differenziano per il loro peso all’interno della narrazione.
Ne I Fiori di Yggdrasil la figura materna assume un ruolo di antagonista: un influsso nefasto che con le sue parole scatena le paure di Weth. Le fa credere di essere inutile al suo compagno e alla sua società, minando alla base la sua determinazione e portando la ragazza a temere la follia.
Per Weth è quindi proprio sua madre la causa primaria dei suoi incubi e vera avversaria da affrontare per portare a termine il suo viaggio.
Ma affrontare la radice delle proprie paure significa immergersi in sé stessi e, probabilmente, non c’è niente di più spaventoso. Per questo Weth nel suo percorso viene aiutata dal padre, che sotto forma di lupo la accompagna, sostenendola in modo che la figlia trovi la forza di cui ha bisogno.
Il padre diventa la guida nel suo subconscio, una luce per non perdersi nelle tenebre.
Lui e Vidar vanno quindi a rivestire una parte che si contrappone fortemente all’aura di negatività portata dalla madre. Diventano colonne portanti della forza di Weth perché la accettano senza forzarla, anzi la stimolano e le ricordano tramite gesti e parole la sua importanza.
Questa positività in Hellblade non è presente. L’unica figura realmente positiva è Dillion, la cui morte riaccende il trauma di Senua.
Oltre a lui, la ragazza non ha nessuno a guidarla e aiutarla nel suo viaggio. Anzi, è proprio la figura paterna che diventa il suo aguzzino e finisce per scatenare la sua psicosi. La madre, vittima anche lei, non riesce pertanto a ricoprire un ruolo di supporto per la figlia. Nella discesa, Senua si ritroverà ad affrontare entrambi i genitori, visti appunto come incubi e fonte del suo dramma.
Una storia di cambiamento e accettazione
Foreste mistiche, sciamane, spiriti: l’avventura di Weth non lesina azione, enigmi e prove per trovare la strada e salvare Dillion ma soprattutto sé stessa. I Fiori di Yggdrasil è una storia tutta da divorare, che ci ricorda l’importanza di circondarci di persone che ci sostengono ma soprattutto di non sottovalutarci mai.
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