Mattatoio n. 5, di Kurt Vonnegut
“Mattatoio n.5 o la crociata dei bambini “ è un romanzo di Kurt Vonnegut, pubblicato nel 1969. Edito in Italia dalla casa editrice Feltrinelli, ha avuto numerose ristampe: l’ultima, la ventesima, nel luglio 2020, con traduzione di Luigi Brioschi.
Definibile come uno dei classici della letteratura statunitense del 900, Mattatoio n.5 rappresenta un tipo di romanzo poliedrico in cui un occhio attento rileva una quantità di generi: dall’autobiografia, alla testimonianza storica, alla fantascienza, al romanzo della non guerra.
Il tutto viene tessuto in maniera eccezionale e capace di lanciare una velata critica alla contemporaneità del suo autore. Un testo dalla scrittura telegrafica, che, nonostante lo stile spezzato, si lascia leggere.
Mattatoio n.5 si presenta come un caleidoscopio da cui attingere diverse tematiche: infatti, va riletto più e più volte, in quanto estrapolare un argomento principale appare difficoltoso.
L’autore e un romanzo quasi autobiografico.
Kurt Vonnegut nacque nel 1922 a Indianapolis in Indiana, e scomparve a New York nel 2007. Frequentò la facoltà di biochimica alla Cornell. Nel 1943 lasciò gli studi, arruolandosi nell’esercito americano per prendere parte alla Seconda Guerra Mondiale, in qualità di fante esploratore. Dopo la guerra sposò una compagna di università e si trasferì a Chicago, nel ghetto nero.
A Chicago riprese gli studi iscrivendosi alla facoltà di antropologia. Nel frattempo, iniziò a lavorare come cronista presso il City News Bureau of Chicago.
Il suo primo romanzo è Distruggete le macchine, pubblicato nel 1952, un’opera fantascientifica che descrive l’anti-utopia di un’America diventata succube della tecnologia (in un Paese protagonista del boom economico). Altri titoli da riportare sono Colazione dei campioni (1973) Ghiaccio-Nove (1963), che gli valse la laurea ab honorem in Antropologia.
In effetti, la trama di Mattatoio n.5 è principalmente ispirata dalle vicende personali dello scrittore: nel 1944 venne fatto prigioniero in Germania, nella città di Dresda. Fu testimone del bombardamento che nel febbraio del 1945 rase al suolo la città e causò 135000 vittime civili. Riuscì a scampare alla tragedia poiché era rinchiuso in una grotta ricavata sotto il Mattatoio cittadino, utilizzata per l’immagazzinamento della carne.
Nel libro ripercorre l’esperienza ricorrendo al personaggio fittizio di Billy Pilgrim: ed è da qui che partirà la nostra analisi.
Billy Pilgrim: un non-personaggio in un non tempo.
Non ci sono quasi personaggi, in questa storia, e non ci sono quasi confronti drammatici, perché la maggior parte degli individui che vi compaiono sono malridotti, sono solo giocattoli indifferenti in mano a forze immense. Uno dei principali effetti della guerra, in fondo, è che la gente è scoraggiata dal farsi personaggio.
Kurt Vonnegut su Billy Pilgrim e gli altri personaggi di Mattatoio.
Parafrasando lo stesso autore, non ci sono veri e propri personaggi nel romanzo: si tratta di una serie di individui vuoti, di tante marionette indefinite, le cui fila sono aggrovigliate da una forza più grande di loro. Parallelamente, il lettore ha spesso l’impressione di essere costantemente immersi in una nebbia fitta e stagnante: quella nebbia è la guerra e i suoi orrori.
All’interno di questo grigio strozzante, Vonnegut inserisce un nome, forse il suo alter ego: Billy Pilgrim. Pilgrim come pellegrino: il ragazzo è un assistente cappellano, odia la guerra e che, ad un certo punto, viene fatto prigioniero dall’esercito tedesco.
Billy è un bambino e, come tanti bambini, viene mandato in quel mattatoio sanguinoso che è il conflitto armato; e proprio da questa peculiarità deriva il sottotitolo del lavoro di Vonnegut, La Crociata dei Bambini.
Durante la narrazione, in maniera mai velata ma assurdamente non cruda, si vivono attraverso di lui le atrocità di cui è protagonista.
Billy è andato a dormire che era un vedovo rimbambito e si è risvegliato il giorno delle sue nozze. Ha varcato una soglia nel 1955 ed è uscito da un’altra nel 1941. È tornato indietro da quella porta e si è ritrovato nel 1963. Ha visto molte volte la propria nascita e la propria morte, dice, e rivive di tanto in tanto tutti i fatti accaduti nel frattempo.
Kurt Vonnegut, Mattatoio n. 5
Billy è un uomo particolare: ha la capacità di viaggiare nel tempo. Ma Billy piange anche lacrime silenziose, che nessuno vede. L’unico ad esserne a conoscenza è il suo medico. Che siano l’immagine costruita da Vonnegut per rappresentare il trauma dei reduci di guerra? L’interpretazione è del tutto personale.
Grazie ai salti temporali, della lunghezza di un paragrafo o di qualche pagina, lo scrittore riesce a cucire una trama mai banale. Il tempo è sospeso, schizofrenico: il personaggio riesce a trovarsi “comodamente” nel passato, nel suo presente e in un altrove. Vonnegut anticipa senza mezzi termini che Billy sopravvivrà al massacro. Non esiste un motivo ben preciso: è semplicemente dettato dalla mescolanza casuale degli eventi.
Ripete in maniera insistente il mantra “Così va la vita”, quasi a confermare l’assurda casualità cosmica che avvolge l’umanità e la rende asettica, incapace di imporsi.
Un manifesto del pacifismo: il parallelismo tra il bombardamento di Dresda e l’America degli anni ‘60
In ultimo luogo occorre considerare Mattatoio n. 5 anche e soprattutto come un manifesto del pacifismo: come il suo alter-ego letterario, Vonnegut si dichiara contro la guerra.
Non è un caso che la pubblicazione del libro risale al 1969, anno che conclude un decennio particolare.
L’America di quel tempo è infatti bicefala: sotto i riflettori mondiali è la patria del boom economico, del progresso, dello sbarco sulla Luna.
A condividere le luci della ribalta c’è, però, anche dell’altro: gli assassinii di Martin Luther King, di Kennedy, del cruento conflitto del Vietnam.
Il bombardamento di Dresda e il conflitto vietnamita condividono lo stesso destino: una lunga serie di vite umane mandate al macello per ragioni di potere superiore che annullano la volontà dei singoli.
Vonnegut denuncia proprio questo: l’azione totalizzante della guerra che cattura e spersonalizza l’anima degli individui. Un massacro inutile nel quale chiunque è coinvolto e tutti pàgano: non c’è una via di mezzo.
Mattatoio n.5 è un manifesto della non guerra: non c’è un’esaltazione delle parti o una visione eroica dell’azione bellica, bensì un’ulteriore denuncia della distorsione di essa da parte dell’uomo.
Una distorsione che tutti dovremmo combattere e di cui nessuno può sentirsi innocente.
AS