Spatriati, un romanzo fluido di lontananza e possibilità
La Puglia, Martina, i nostri cieli hanno queste maledette unghie affilate che ti artigliano, non si può andar via senza graffi.
Spatriati, di Mario Desiati.
Spatriati, di Mario Desiati, è un libro pubblicato nella collana Supercoralli di Einaudi nel 2021. Ambientato tra il paese natale dell’autore nel sud Italia, Martina Franca, e Berlino, città in cui vive, è la fotografia di una generazione di giovani senza meta. Nel dialetto di Desiati, la parola spatriati non si rivolge solo a coloro che migrano in un altro posto ma ha un significato più ampio: spatriato è chi non ha radici, incerto, disorientato.
Il libro è diviso in sei parti, ognuna delle quali si apre con una parola chiave, le prime tre dialettali e le successive tre tedesche; all’epilogo invece è assegnata la parola Amore, l’unica in italiano.
Ribellarsi alla loro idea di mondo
Tornato ma sempre spatriato, dicono, alludendo al fatto che non ho una moglie, un figlio, un lavoro certo, ma solo una valigia sempre pronta. Sono un disperso. Un interrotto, secondo la loro idea di mondo.
ivi, p. 254
Claudia Fanelli e Francesco Veleno, i due protagonisti, sono compagni di classe e abitano entrambi a Martina Franca. La madre di Francesco e il padre di Claudia vivono un amore clandestino, conosciuto da tutti: lo sanno i rispettivi coniugi traditi e anche i figli. Sarà proprio questa esperienza in comune che avvicinerà Claudia a Francesco e li legherà per sempre.
Claudia, durante il liceo, lascia il paese per la prima volta e si trasferisce un anno a Londra: qui scopre che un altro mondo è possibile. Se a casa sua veniva indicata come quella “strana” perché indossava la cravatta, a Londra nessuno ci faceva caso. Qui ha scoperto la techno e se ne è innamorata perdutamente, trovando persone che come lei volevano solo ballare e liberarsi, nei rave.
Dopo la scuola Claudia si trasferisce a Milano per frequentare economia alla Bocconi e successivamente trova lavoro in un’azienda. Francesco è rimasto a Martina, si sentono spesso per telefono o email e ogni tanto va a trovarla. Ogni volta che si rivedono è come se non si fossero mai lasciati. Dopo Milano è la volta di Berlino: chi conosce questa città sa bene che è un posto a sé rispetto al resto della Germania. Berlino è cosmopolita, è libertà, musica d’avanguardia, fluidità sessuale, amori tanto intensi quanto fugaci e Claudia ci si immergerà totalmente.
Francesco è rimasto a Martina Franca e ha visto Claudia andarsene più volte, senza mai avere il coraggio di seguirla. Nonostante sia oggetto di scherno per la sua presunta omosessualità o perché alla sua età non ha moglie o figli, si sente ancorato al suo paese. Un giorno qualcosa cambia e Francesco decide di raggiungere l’amica a Berlino. Finalmente è libero di esprimersi e di esplorare le proprie oscurità, finalmente è libero di accettarsi.
Spatriati è il racconto di un legame viscerale. Nonostante la distanza e l’allontanarsi dovuto alla vita che scorre, i due protagonisti finiscono sempre col ritrovarsi. Sono due anime che si appartengono.
Generazione di spatriati
Sai mantenere un segreto? Sto organizzando un’evasione da un carcere. Mi serve, diciamo, un complice. Prima dobbiamo andarcene da questo bar, poi dall’albergo, dalla città e infine dal paese. Ci stai o non ci stai?
Dal film di Sofia Coppola, Lost in Translation.
Leggendo questo romanzo, salta subito alla mente Lost in Translation di Sofia Coppola. Bob (Bill Murray) e Charlotte (Scarlett Johansson), i due protagonisti del film, cercano di integrarsi nella società giapponese. Entrambi americani, incontrano tante difficoltà e la solitudine che si portano dentro raggiunge il culmine quando sono lontani da casa. Questo sentimento è comune a molte persone che migrano; lo scoglio della lingua diventa poi il principale motivo di frustrazione. Nel romanzo di Desiati, Francesco, arrivato a Berlino, si chiede se la sua vita da quel momento in poi sarà privata dalla possibilità di descrivere emozioni e situazioni che vadano oltre le frasi fondamentali insegnate nei corsi di lingua. Si chiede se oltre a saper chiedere un bicchiere d’acqua riuscirà, prima o poi, a esprimere sentimenti più profondi.
Sono tante oggi le anime spatriate che, raggiunta la maggiore età, se ne vanno per non tornare più. Ma che, se fossero rimaste, sarebbero uscite a brandelli da quella battaglia persa in partenza con le proprie radici.
La forza di questo romanzo è il racconto di una storia comune in cui riconoscersi. Perché quello italiano, prima ancora di essere un popolo che accoglie, è un popolo che migra. Dal sud al nord, dal nord all’estero.
Alcuni lettori potranno rivedersi in Claudia e nella sua irrequietezza; è una donna senza confini, non certo programmata per vivere a Martina Franca. Forse solo a Berlino, dove può essere chiunque, ha trovato il suo posto.
Un’anima travagliata, che ricorda l’urlo di Immigrant Punk dei Gogol Bordello: “Legalize me! Realize me! Party!” .
Avrei dovuto prendere il primo aereo da Brindisi per raggiungerla, ma una forza misteriosa ancorava le mie caviglie al suolo, erano i soliti artigli che mi trattenevano da quando ero nato e avevo una paura folle dei graffi che potevano lasciarmi.
ivi p. 170
Qualcun altro si riconosce, invece, in Francesco e nel suo bisogno di radici: a lui piace il sud, proprio come cantava Rino Gaetano. Fa parte di coloro che restano, o che tornano perché in realtà non si sono mai allontanati davvero. Sono anime coraggiose che vivono da spatriate nella propria terra, provano a cambiare le cose e a costruire una realtà migliore.
Altri ancora si ritroveranno nei genitori dei due protagonisti: vedono i figli andar via e faticano a capirne i motivi perché, talmente sono presi da sé stessi, perdono di vista desideri e sofferenze dei propri cari. In Spatriati, Desiati, forse perché in primis ha vissuto l’esperienza di expat, coglie perfettamente gli stati interiori di chi parte e di chi resta.
Un romanzo fluido
In Spatriati troviamo molti riferimenti musicali e letterari: i due protagonisti si confrontano sui libri che leggono e sulle poesie che li appassionano. Desiati è riuscito a scrivere un romanzo senza definizioni e senza etichette: il rapporto tra Claudia e Francesco non è catalogabile, così come le storie vissute con gli altri. È un romanzo fluido.
L’amore e l’amicizia senza confini si toccano e si sovrappongono, come anche eterosessualità e omosessualità si intersecano fino a straripare oltre i bordi e creare una nuova realtà. Quella senza definizioni, fuori da qualsiasi classificazione; quella in cui il singolo decide chi o cosa essere.
Non esiste una parola per definire chi siamo, non restiamo intrappolati in nessuna etichetta, siamo liberi di essere.
ER