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Una storia d’amore: la determinazione nel rivendicare sé stessi

Ti sei tolta le scarpe e ti sei messa a ballare, sai sognare per gioco e sei bella davvero, quelle scarpe giganti, un nodo alla gola, ti guardano tutti ma sei bella davvero

Sei bella davvero, Motta

Inizia così la canzone di Motta contenuta nell’album La fine dei vent’anni, pubblicato nel 2016. Sei bella davvero è dedicata a una donna trans, che balla libera anche se ha tutti gli occhi addosso ed è bella come lo è chi ha attraversato mille tormente per arrivare ad essere sé stessa.   

La musica, la letteratura, la cinematografia e l’arte in generale sono uno strumento importante per sensibilizzare il pubblico sulle tematiche LGBTQ+. In particolare, la tematica transgender sta avendo, negli ultimi anni, sempre maggiore spazio nella cinematografia e nella letteratura: un sintomo di una società che ampliando il suo sguardo sul mondo.
In passato, l’artista David Bowie con Ziggy Stardust ha portato sui palchi il concetto di gender fluid creando non poco clamore e diventando motivo d’orgoglio per la comunità LGBTQ+.

David Bowie.

Oggi sono molti di più i personaggi che portano in televisione, radio, cinema e nell’arte la loro libertà di essere ciò che vogliono. Lady Gaga è sostenitrice della comunità LGBTQ+ e la sua Born this way è diventata un inno alla diversità. In Italia, Mahmood, Madame, Måneskin e Achille Lauro rappresentano, sia sul grande schermo che sui social, dei personaggi liberati e liberi di esprimere sé stessi.

Tacchi, gonne, trucco, smalto: cade il mito della virilità a tutti i costi (altrimenti che maschio sei? Per citare Renato Zero) e si fa strada una nuova visione del maschile e del femminile. È la cosiddetta generazione fluida, quella che vive la sessualità e l’identità di genere con totale libertà. Tutto questo pone una rottura con quella televisione che raccontava i transgender come fenomeni da baraccone, farcendo la narrazione di stereotipi e ignoranza.

Quello che stavo dicendo è che costa molto essere autentica signora mia, e in questo non bisogna essere tirchie, perché una più è autentica quanto più somiglia all’idea che ha sognato di sé stessa.

Tratto dal film: Tutto su mia madre di Almodovar

Così si conclude l’inaspettato monologo di Agrado, personaggio transgender del film Tutto su mia madre di Almodóvar del 1999

La locandina di “Tutto su mia madre”.

Un film di grande successo vincitore, tra i tanti premi, dell’Oscar nella categoria riservata ai film stranieri e di due Golden Globe. Una pellicola che racconta l’universo femminile anche dal punto di vista di chi aspira ad entrarci.

Vivere la transizione di un figlio

A fine gennaio 2022 viene pubblicato da Add editoreUna storia d’amore. Lettera a mia figlia transgenderdi Carolyn Hays e tradotto da Chiara Brovelli. Carolyn Hays è lo pseudonimo usato da una nota autrice per tutelare la privacy della propria famiglia. Come dice il titolo stesso si tratta di una lettera scritta da una madre per la propria figlia trans, come a tenere traccia e memoria del percorso e degli eventi che hanno determinato dei cambiamenti importanti. Questa lettera però contiene anche degli avvertimenti: l’autrice mette in guardia la figlia rispetto ad alcune situazioni spiacevoli che incontrerà. Nel contempo le assicura tutto l’amore della propria famiglia e di un’altra più ampia: quella queer.

Carolyn e il marito Jeff hanno 4 figli, Isaac, Sophie, Tate e l’ultimogenita che è stata dichiarata maschio alla nascita, ma che a soli 3 anni sente di essere femmina, a tal punto da correggere tutti quando usano pronomi maschili per rivolgersi a lei. A quel punto Carolyn e suo marito iniziano a svolgere ricerche, informarsi presso gruppi di sostegno e associazioni. Vogliono fare tutto il possibile per la loro bambina.

Un giorno qualcuno bussa alla loro porta: un’assistente sociale deve fare un’indagine per capire se quell’ambiente è adatto per la bambina o se deve essere data in affido. Qualcuno ha chiamato i servizi sociali per denunciare la presenza di un bambino troppo “effemminato”. L’accusa è che fosse colpa dei genitori che lo inducevano, o addirittura costringevano, a crescere come una femmina. La faccenda si risolve in modo positivo, ma ai due genitori si insinua nelle viscere il terrore che la bambina possa venire allontanata da loro. Qualcun altro potrebbe denunciarli di nuovo e sentirebbero ancora bussare alla loro porta.
Decidono così di lasciare il sud per trasferirsi al nord, in cerca di un paese che offra una qualità di vita migliore per le persone trans.

Ma come abbiamo visto nell’introduzione di questo articolo, il mondo dell’arte è dieci passi avanti rispetto a quello politico, che fa rabbrividire. Abbiamo dovuto fare i conti con questa realtà in Italia quando è stato bocciato il DDL Zan e in America con Trump, che ha fatto regredire il paese di decenni. Dopo i passi avanti fatti con Obama, Trump ha cancellato la norma contro la discriminazione delle persone trans nel sistema sanitario, sostenendo che il genere sia biologicamente determinato.

Dopo una lunga ricerca di informazioni sull’assicurazione sanitaria per sua figlia, Carolyn si sente morire dentro nel momento in cui scopre che non non ne esiste una adatta e che la transessualità rientra ancora nella categoria delle devianze psicosessuali.

Il libro è scorrevole nonostante alcune parti siano molto introspettive e possono apparire ridondanti. Si incontrano riflessioni interessanti sulla politica, sulla fede e sulla scuola, e su come queste istituzioni si inseriscano in un discorso più ampio di identità di genere.

Non è una passeggiata

– Perché non può semplicemente essere lesbica?

– Perché Ray non è una lesbica, mamma. È un maschio.

Tratto dal film: 3 Generations – una famiglia quasi perfetta di Gaby Dellal

Questo scambio di battute tra due delle protagoniste del film “3 Generations – una famiglia quasi perfetta“, uscito nel 2016, riassume in modo agevole la situazione. Ray è un ragazzo trans di sedici anni che vive con la madre a casa di sua nonna e della sua compagna. Dichiarato femmina alla nascita, sin dall’infanzia ha sempre sentito di vivere nel corpo sbagliato. Si sente maschio ed è così che vuole che gli altri lo vedano. Decide allora di compiere il grande passo della cura ormonale e della successiva operazione di metoidioplastica. La madre deve dare il consenso all’operazione perché Ray è minorenne, e la preoccupazione che qualcosa possa andare storto è tanta.

Anche qui, esplode in faccia allo spettatore la condizione di disagio di chi sente che il suo corpo non gli appartiene. E, ancora di più, il disagio di non essere capito e di essere liquidato con frasi semplicistiche… come se fare quell’operazione fosse solo un capriccio adolescenziale.

Scena tratta dal film 3 Generations – una famiglia quasi perfetta.

C’era una cosa che tenevo nascosta a tuo padre. Una statistica. Poiché tra i due ero io quella che faceva le ricerche, toccò a me scoprirla ma, presto o tardi, vi si imbattono tutti i genitori di un bambino transgender. Il tasso di tentati suicidi. All’epoca, secondo i dati raccolti, il 46% dei trans provavano a togliersi la vita.

Una storia d’amore. Lettera a mia figlia transgender, p. 61

Nel libro Una storia d’amore. Lettera a mia figlia transgender, Carolyn racconta di come si sia sentita infastidita quando qualcuno le ha detto di non preoccuparsi, perché oggi essere trans è una passeggiata. Carolyn e la sua famiglia sanno che non è vero: non è una passeggiata, ma un cammino in punta di piedi su cocci taglienti. Carolyn legge le notizie sui trans che vengono assassinati o che si suicidano e ha paura per sua figlia. Legge la storia di chi ha lottato affinché oggi la sua bambina possa essere libera di essere sé stessa e conferma che no: non è una passeggiata.

Raccontare la propria transizione

Se non veniamo visti per chi siamo, non veniamo visti affatto. E, se non veniamo visti, esistiamo sempre un po’ meno.

Una storia d’amore. Lettera a mia figlia transgender di Carolyn Hays, p. 66/67

Carolyn ha imparato ad essere prudente nel raccontare la storia di sua figlia e le ha sempre lasciato libera scelta sul fare o meno coming out. Quando la bambina era ancora piccola, fremeva dalla voglia di dirlo alle sue amichette; poi, crescendo, ha iniziato a subentrare la paura. La paura di essere presa in giro, di non essere capita, di essere tacciata come bugiarda. Dare ad altri questa informazione sulla propria identità di genere significa, spesso, trovarsi il coltello dalla parte della lama. Negli ultimi anni, grazie ai social, molte persone della comunità LGBTQ+ hanno reso pubbliche le proprie storie personali, creando un vero e proprio gruppo di supporto anche online.

Fumettibrutti (pseudonimo di Josephine Yole Signorelli), è una donna transgender molto seguita su Instagram, dove pubblica tavole a fumetti che raccontano la sua storia personale. Ha pubblicato per Feltrinelli Comics nel 2018 Romanzo esplicito, nel 2019 P. La mia adolescenza trans e nel 2020 ha concluso la trilogia autobiografica con Anestesia. In una bellissima intervista di Teresa Ciabatti,

Fumettibrutti racconta il suo percorso di transizione senza tralasciare il dolore causato dalle operazioni non andate a buon fine. Anche lei, come la figlia di Carolyn Hays, ha sempre sentito di essere femmina: fin da piccola indossava le gonne e si disegnava bambina. Nei suoi fumetti, racconta la sua storia partendo dal presente e andando a ritroso, fino agli inizi del suo percorso. Come scrive Teresa Ciabatti, le generazioni di oggi si riconoscono in Fumettibrutti.

I suoi fumetti sono intimi e crudi, ma trasmettono un dolore che fa bene, perché induce alla riflessione. Josephine ha incontrato sicuramente tanti haters sulla sua strada, molte persone transfobiche che le hanno vomitato addosso violenza e odio. Ma ha incontrato anche l’affetto di una comunità di persone che aspettava di essere raccontata come solo lei ha saputo fare.

Tratto da: Anestesia di Fumettibrutti

Sarò schietta con te, sarò attenta nel costruire le mie storie di avvertimento. E ti dirò la verità.  Il corpo di una donna non è considerato suo, non come lo è quello di un uomo. Né quello di un nero rispetto a quello di un bianco. Un corpo disabile rispetto a uno sano, grasso in confronto a uno più magro… E il corpo di un trans decisamente non è considerato suo. Invece il tuo corpo appartiene a te

Una storia d’amore. Lettera a mia figlia transgender di Carolyn Hays, p. 320

Una storia d’amore. Lettera a mia figlia transgender è una lettera d’amore per tutti i figli e le figlie transgender. È un libro intriso di verità e di dolcezza. È un dono.

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