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Doppiaggio: voci, sinonimi e dittonghi

Che peso specifico ha una voce nell’economia generale di un personaggio?

Strumento necessario solo alla comunicazione o tratto caratterizzante?

La voce dell’uomo è l’apologia della musica

Friedrich Wilhelm Nietsche

Impossibile rispondere in termini assoluti quando si parla di un aspetto che sguazza nell’oceano del gusto personale, ma ci sono comunque delle considerazioni da fare che meritano senz’altro la giusta attenzione.

L’arrivo dei servizi tv a pagamento prima, e delle piattaforme di streaming poi, ha cambiato il modo di guardare la televisione, offrendo agli utenti la possibilità di guardare contenuti in lingua originale grazie ai servizi di traduzione e sottotitolaggio. Questa piccola grande rivoluzione ha suddiviso gli spettatori in due grandi categorie: quelli che, per scarsa conoscenza della lingua inglese o per poca dimestichezza con i sottotitoli, continuano a scegliere la versione doppiata e i “puristi” della lingua originale.

Queste poche premesse da sole non bastano per rispondere alle domande poste all’inizio di questo articolo, quindi vediamo di addentrarci nel dettaglio e analizzare criticità e pregi di questi due mondi.

Quando una buona traduzione non basta.

Quando si parla di sottotitolaggio è necessario fare due precisazioni: saper tradurre non è sufficiente se si vuole creare un prodotto di buona qualità; dietro ogni battuta c’è un lavoro certosino di rifinitura.

Una buona traduzione, infatti, non è soltanto quella che rispetta i dettami della grammatica e della sintassi. Deve esserci un adattamento all’italiano senza snaturare l’intento voluto dalla lingua originale. Nel caso specifico della lingua inglese poi, considerata la varietà di frasi idiomatiche utilizzate nello slang, la difficoltà aumenta notevolmente, tanto da mettere in difficoltà anche il traduttore più esperto. Non solo, labiale e doppiaggio devono sempre andare in sincrono come in una danza quindi andrà sempre scelto il termine che, non solo esprime correttamente il senso della parola, ma che si infila esattamente nei confini delimitati dalla durata della battuta originale.

Una traduzione che non rispetta queste regole, non solo è incorretta, ma può alterare il dialogo stesso – seppur in maniera quasi impercettibile – e restituire allo spettatore una frase molto vicina alla perfezione ma non del tutto identica.

Parole e voci.

Analizzando invece il mondo del doppiaggio, fa la sua comparsa un altro elemento che quasi fa dimenticare l’importanza della terminologia: la voce del doppiatore.

La storia del cinema ha donato al pubblico attori grandiosi con doppiatori di grande talento, in grado di sottolineare ogni sfumatura del personaggio e così perfetti da sostituire quasi quella originale nell’immaginario collettivo. Basti pensare a Ferruccio Amendola che ha donato la sua voce a Sylvester Stallone o a Luca Ward che ha doppiato Russel Crowe ne Il Gladiatore.

Di contro, un doppiatore non appropriato può appiattire tutta la gamma di sfumature e di armonie dell’originale, relegando la voce a un mero strumento di comunicazione, il marchingegno di note e vibrazioni che trasforma il linguaggio scritto in parlato.

Un doppiatore, o forse no

Neanche l’industria delle Serie TV si sottrae a questa equazione di suoni e sinonimi, e molti personaggi iconici sono stati vestiti di voci non centrate che hanno alterato, e spesso danneggiato pesantemente, non solo il ruolo ma l’intera produzione. Un esempio tra tutti? Ebbene sì, si tratta sempre di lui, Walter White.

Heisenberg VS Heisenberg

La figura di Heisenberg, al secolo Walter White, interpretato da Brian Cranston, è sicuramente uno dei personaggi più illustri che popolano il variegato mondo delle serie tv.

Walter White o Heisenberg?

Il caleidoscopio di facce goffmaniane (ne parliamo in modo più esauriente qui) non solo è magistralmente rappresentato dal protagonista, ma ogni “faccia” ha la sua voce perfetta ed è proprio questo sodalizio quasi divino a rendere il nostro villain un personaggio complesso e difficile da catalogare.

Nella versione italiana di questa fortunata serie, però, l’orchestra smette di suonare e lascia spazio a una voce piatta e monocromatica che trasforma irrimediabilmente il personaggio, spogliandolo dell’aura misticheggiante che lo avvolge e facendolo diventare semplicemente un cattivo, uno dei tanti.

I due video, tratti dal medesimo episodio, dimostrano in maniera lampante quanto detto fino ad ora. Anche nel momento in cui Walter White si ritrova a pregare Mike di non ucciderlo ed è così disperato da provare a vendere il suo malcapitato e ignaro sodale pur di raggiungere il suo scopo, la voce del doppiatore non riesce a cogliere ogni colore e intenzione nascosta della battuta e mette in luce solo il carattere pietistico.

Tutto il pathos e l’intensità della scena crollano miseramente e quello che rimane è un uomo vile che spera solo di salvarsi la pelle.

Voci stonate o no, questa serie rimane una produzione di altissima qualità destinata a rimanere per molto tempo nell’Olimpo della categoria ma la domanda rimane sempre lì, immutata e cattivella al punto giusto, e attende solo che qualcuno si cimenti nell’impresa di dare una risposta.

Qual è il peso specifico di una voce? Strumento necessario o tratto caratterizzante? Ai teleposteri l’ardua sentenza.

SL