Edna Caprapall, una lezione di educazione sentimentale
I Simpson è una serie nata nel 1987 ma se avete aperto questo articolo [1], chi sono I Simpson, lo sapete benissimo.
Antesignana dell’animazione per adulti, il primogenito di Matt Groening conta all’attivo la bellezza di trentatré stagioni che non sembrano voler smettere di aumentare (o forse sì).
Oltre all’iconica famiglia, Springfield, nel corso delle centinaia di episodi a cui ha fatto da sfondo, si è popolata di personaggi sempre meno di contorno, progressivamente più caratterizzati e presenti nell’immaginario dei telespettatori anche solo occasionali. Apu, Boe, Otto, Skinner, Krusty: leggere questi nomi, non solo farà materializzare una sagoma ben delineata nella mente di chiunque sia nato dopo il 1950, ma rievocherà anche le voci dei suddetti abitanti della cittadina più gialla della televisione. A ognuno di questi, a chi più e a chi meno, nel corso di trent’anni sono stati dedicati episodi che ne hanno reso tangibile la tridimensionalità.
Se c’è un personaggio, però, che ha avuto l’arco narrativo più completo, contornato da un alone di malinconico realismo, quella è Edna Caprapall.
Da stereotipo a (insospettabile) paladina femminista
Maestra di scuola elementare, la signorina Caprapall è stata scritta e rappresentata con l’intento di incarnare uno stereotipo preciso: la divorziata frustrata, leggermente alcolizzata, un filo promiscua e incompetente nel proprio lavoro (come, d’altronde, salvo rare eccezioni passeggere, si potrebbe dire di ogni insegnante di Springfield).
La forza di questo show, però, è che, sì, i suoi personaggi hanno tutte le caratteristiche dello stereotipo che incarnano ma, nel corso degli anni, si ergono al di sopra dei propri tratti caricaturali. E così, alla frustrazione e all’alcolismo, si aggiungono un buon cuore e molto amor proprio.
L’arrivo di Edna Caprapall a Springfield avviene quando l’arco della sua sorte è già in declino. Infatti, dopo aver conseguito i suoi studi in una delle Sette Sorelle, il college Bryn Mawr, ed essere convolata a nozze con suo marito, la vita di Edna prende una svolta piuttosto brusca che la porta a un divorzio del quale sappiamo pochissimo.
Arrivata in città, la donna inizia una relazione con Boe che decide di interrompere dopo solo un’estate insieme. Alla felicità individuale, Edna antepone i propri principi: non può abbandonare uno studente bisognoso, un caso talmente disperato da aver spinto ogni insegnante ad arrendersi con lui. Non fosse che quello studente è Bart Simpson.
La più celebre relazione della donna è però, indubbiamente, quella col preside Skinner.
Protrattasi, sottintesa e parzialmente nell’ombra, stagione dopo stagione, il triangolo fra Edna, Seymour e la madre di lui sembra una costante all’interno della serie. Costretta a elemosinare le briciole di un rapporto poco sano, arrivati all’altare, consapevole che l’uomo che ha di fronte non la vuole sposare, la signorina Caprapall interrompe la cerimonia. Per una donna che vuole solo amore, un matrimonio con un altro uomo che non la vuole, sarebbe solo una pugnalata.
Questa, però, non è una reazione scontata. Dopo essere stata abbandonata e, forse a maggior ragione, essere mostrata più volte come una femme fatale wannabe, questa rappresenta una svolta nel personaggio di Edna Caprapall. Molto spesso, infatti, i personaggi femminili rappresentati come soli, non più giovanissimi e alla disperata ricerca di partner sono compatiti, tal volta diventano motivo di derisione all’interno dell’economia della storia.
Un chiaro esempio di questo tipo di rappresentazione è costituito da Ginny, di F is for Family.
Ginny è un personaggio marginale la cui presenza all’interno della serie sembra avere il mero scopo di irritare chi le sta intorno con la sua personalità petulante. La donna è sposata con Greg, un uomo che prova a reprimere la propria omosessualità al punto da vivere una vita che rende profondamente infelice lui e sua moglie, la quale non si sente sessualmente desiderata.
Greg fa coming out durante un ritiro per coppie in difficoltà organizzato dalla chiesa. Ginny è in totale abnegazione e nega il divorzio al marito. Nelle stagioni successive, i due non stanno più insieme ed è qui che la donna inizia cercare spasmodicamente un uomo (qualsiasi uomo) a cui aggrapparsi.
Ginny è disperata in una maniera volutamente imbarazzante: per lei, il suo valore deve passare attraverso qualcuno che l’accetti e le riconosca in quanto compagna. Per questo personaggio, una donna di classe media in una piccola comunità divorziata negli anni ’70, il sesso non è desiderabile, non è bello: è un mezzo con cui cercare disperatamente qualcuno che le restituisca dignità.
Non mancano nemmeno casi in cui il sesso viene rappresentato come qualcosa che mal cela solamente un profondo desiderio di amore e accettazione di sé. Forse, l’esempio più eclatante di questo tipo di costruzione è costituito da Fleabag, serie in cui la protagonista è dichiaratamente sesso-dipendente ma che, grazie alla maniera in cui è costruita la narrazione, rende difficile allo spettatore capire che il comportamento che vede non è mosso da desiderio ma, quanto più, da bisogno. Al termine della prima stagione, ogni tassello prende il suo posto e il volto della paladina rivela nuove ombre profonde agli occhi di chi la guarda.
Edna Caprapall, però, è un’altra questione.
Questa donna vive la sua sessualità un po’ sopra le righe perché desidera farlo: sa cosa vuole e non intende accettare niente di meno. Il sesso non è visto come strumento per attrarre o compiacere un uomo ma come esperienza positiva da condividere con qualcun altro. È un tipo di sessualità vissuta con estremo rispetto per se stessi e consapevolezza, non come moneta di scambio per briciole d’attenzione o come sabbia sotto la quale ficcare la testa.
“Bart, tu sei la cosa che più si avvicina a un uomo nella mia vita.”
Nella terza stagione, praticamente agli albori della serie, la donna è divorziata di fresco e single: nemmeno il lungo tira e molla con Skinner è ancora visibile all’orizzonte. In una routine solitaria e degradante, Edna decide di cercare l’amore attraverso un servizio di appuntamenti. Così conosce Woodrow, un uomo affascinante, affabile, romantico e altruista: talmente perfetto da non poter essere vero.
E infatti non lo è: Woodrow altri non è che Bart sotto mentite spoglie che, inizialmente intenzionato a fare uno scherzo alla sua maestra, si ritrova a capire di star maneggiando una situazione complessa.
Dopo averla vista soffrire per mano sua, il ragazzino veste un’ultima volta i panni di Woodrow e scrive alla sua maestra una commovente lettera d’addio che la lascia malinconica ma non certamente ferita, nostalgica ma speranzosa. La signorina Caprapall non è solamente la sua maestra ma una persona reale che sta provando a rialzarsi, che soffre ma che non vuole scendere a compromessi con i suoi desideri.
Il rapporto fra Edna e Bart si tiene in equilibrio fra l’essere quasi nemici naturali al nutrire un profondo affetto l’uno per l’altra. Lei crede in Bart, nonostante sia il suo tormento; Bart riconosce il valore della donna che continua a non arrendersi con lui.
“We’ll really miss you, Mrs K.”
Nelle sue ultime stagioni, la Caprapall trova finalmente l’amore che merita in Ned Flanders.
I creatori della serie rimettono agli spettatori la decisione: vogliamo regalare la felicità a questi due personaggi che conoscete da più di vent’anni? Fortunatamente la risposta è stata affermativa. I due sono diversi ma in maniera complementare: due persone definite e complete che suscitano il meglio l’uno dall’altra. Questa relazione non è dipinto come un amore travolgente e passionale ma, quanto più, come la rispettosa unione fra due persone che riescono ad accettarsi per ciò che sono, con un passato importante alle spalle.
Questa svolta porta a un cambiamento radicale nel personaggio di Edna Caprapall. La donna perde totalmente la traccia dello stereotipo con cui è nata e che si è andata ad assottigliare sempre più nel giro di trent’anni. È una persona indipendente che ha scelto un compagno che la rispetta e che ha smesso di accontentarsi di un amore che le stava stretto. La frustrazione lascia il posto all’affetto dei figliastri, un marito che la ama, un lavoro a cui è dedita. Finalmente questa donna è felice.
Ma il caso può essere beffardo e così, la libertà dal proprio stereotipo dura giusto il tempo di essere assaporata. Nel 2013 la doppiatrice originale di Edna, Marcia Wallace, muore per una polmonite molto aggressiva.
Dopo anni di collaborazione, la scelta dei creatori non poteva essere diversa da quella intrapresa. Con la morte della Wallace, è morta anche Edna Caprapall, un personaggio la cui vita si è snodata sullo sfondo della famiglia animata più famosa d’America e che ha trovato dimora nei ricordi di milioni di persone in tutto il mondo.
Quella che Edna Caprapall ci lascia è una fondamentale lezione sull’importanza del rispetto e dell’amore verso se stessi, soprattutto oggi. Buon San Valentino, cari lettori.
BV
[1] Probabilmente anche per chi non l’ha aperto, parliamoci chiaro.