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La coppia quasi perfetta: Simposio 2.0

Ciascuno di noi dunque è come un contrassegno d’uomo, giacché è tagliato in due come sogliole, da uno diventa due.

Platone, Simposio

L’anima gemella. Operazione di marketing o verità empirica? Mera illusione o premio dopo una ricerca piena di difficoltà e cuori spezzati? Non esiste una verità assoluta né esperimenti che possano confermarne o smentirne l’esistenza. Ciò che è certo, però, è che fin dalla notte dei tempi ci si interroga se sia possibile o meno che per ogni persona ci sia “quel più uno” che ci appartiene da sempre: il pezzo mancante del puzzle dell’anima. Quella persona che, parafrasando Platone nel suo Simposio, da due ci fa tornare un solo essere: perfetto, meraviglioso e finalmente completo.

Nel corso dei secoli il concetto di anima gemella si è unito indissolubilmente a quello di amore. Ogni nobile arte si è cimentata nell’ardua impresa di fornire una spiegazione che avesse il sapore di una risposta per quella domanda che ha attraversato il tempo fino ad arrivare ai giorni nostri.

Ma cosa succede quando scienza e tecnologia arrivano a reclamare il loro posto in un potenziale simposio moderno fatto di cantanti, poeti e cineasti?

È la domanda che si è posto John Marrs, autore del bestseller “La coppia quasi perfetta” che ha ispirato Howard Overman – già autore di opere come Misfits, Dirk Gently e Merlin – per una serie omonima uscita il 12 marzo su Netflix.

[Da qui in avanti sono presenti spoiler sulla trama de La coppia quasi perfetta]

La trama.

Nella Londra di un futuro non troppo lontano, la genetista Rebecca Webb (Hannah Ware) e il suo collega James (Dimitri Leonidas) fanno una scoperta che potrebbe cambiare le sorti dell’umanità. I due scienziati infatti scoprono che, attraverso un test del DNA, è possibile identificare la propria anima gemella.

La coppia quasi perfetta: Cuori in provetta

Passato e presente si intrecciano per mostrare come tutto sia iniziato ed è forse già dalle prime scene che si inizia ad intuire che quel mondo dorato, fatto di ciocche di capelli e dati da analizzare, sia destinato a crollare su se stesso.

Rebecca e James ora sono soci della The one: azienda di software nella quale si svolgono i test e della quale Rebecca è l’amministratrice delegata.

La coppia quasi perfetta – Rebecca Webb (Hannah Ware) durante una presentazione del software

Per i due amici e soci, sono lontani i tempi da lavoratori precari devoti ai pasti take-away e, nel corso degli episodi, vedremo come i due saranno disposti a fare qualsiasi cosa pur di non rinunciare a quel potere che hanno guadagnato nascosti dietro il nobile proposito di riempire il mondo di coppie ideali.

Quella che sembra essere una vita perfetta, fatta di mondanità ed incontri per promuovere l’azienda, è però solo una maschera che copre visi sfigurati da verità poco nobili che aspettano solo di venire a galla. Ed è proprio dall’acqua che il passato torna a reclamare di essere svelato. Nelle acque del Tamigi, infatti, viene rinvenuto il cadavere di Ben, ex coinquilino di Rebecca scomparso qualche mese prima.

Il compito di grattare sotto la patina dorata del successo viene affidata al sergente Nick (Gregg Chillin) e all’ispettrice Kate (Zoe Tapper) e da quel momento ogni verità sarà messa in discussione.

Rebecca e Kate: un’Eva contro Eva tra tacchi a spillo e abiti eleganti.

Rebecca e Kate sono le figure femminili più importanti di questa prima stagione e, fin dai primi scambi di parole tra le due, è chiaro che siamo al cospetto di due donne forti e in perfetta antitesi.

L’ispettrice capisce subito che dietro l’elegante compostezza di Rebecca si nasconde un mondo ed è determinata a smascherarla. Come in una partita a scacchi le due “Eva” si attaccano e difendono come meglio possono e sono ancora i salti nel passato a svelarci, piano piano, cosa sia successo dal giorno in cui i due scienziati hanno fatto la loro incredibile scoperta.

Scena dopo scena, lo spettatore scopre la vera essenza della genetista: una donna forte e determinata ma anche così affamata di potere da essere disposta a rinunciare a se stessa e, soprattutto, a quell’ideale di amore che ha depositato la prima pietra per la costruzione del suo impero fatto di segreti e ricatti.

Kate, d’altro canto, è un’anti-Rebecca: è una donna onesta, con una naturale propensione ad aiutare l’altro e mossa dall’amore per la verità. Da qui non è difficile capire perché siano proprio queste due donne a muovere, nel bene e nel male, tutti i fili della prima stagione.

Un finale aperto.

Sebbene ancora non ci siano dichiarazioni ufficiali da parte di Netflix circa una seconda stagione, la fine dell’ottavo episodio lascia uno spiraglio aperto ad un seguito.

Dopo una serie di avvenimenti che lasciano davvero poco spazio all’immaginazione, la stagione si chiude con un cliffhanger: una Rebecca visibilmente provata che si traveste nuovamente da integerrima donna di affari e si presenta al suo pubblico annunciando di avere un segreto da rivelare.

Kate sarà riuscita nell’intento di spezzare la fredda donna d’affari o sarà una nuova menzogna a far proseguire l’idillio distopico di un mondo pieno di anime gemelle che si ritrovano? Non ci è ancora dato saperlo. Quello che è certo, però, è che davanti a quella folla c’è una nuova Rebecca. Solo il futuro potrà dire se sarà migliore o peggiore della prima.

La coppia quasi perfetta vs. Soulmates.

Il tema dell’anima gemella che fa da sfondo alla serie assume tinte sempre più tenui con il susseguirsi degli episodi, fino a diventare solo un’ombra di ciò che era all’inizio. È la componente crime, infatti, a prendere il sopravvento e a far perdere a questa produzione inglese la possibilità di lasciare un segno più evidente nel panorama delle nuove serie tv.

Possibilità che, invece, non si sono lasciati scappare William Bridges – autore delle pluripremiate Black Mirror e Stranger things – e Brett Goldstein, che hanno dato vita a Soulmates.

In questa serie presente da febbraio 2021 nel catalogo di Amazon Prime Video, il tema dell’anima gemella viene eviscerato in ogni sua inquietante sfumatura, mantenendo la sua essenza e la sua straordinaria forza narrativa.

Sebbene le due produzioni abbiano strutture diverse, la seconda – Soulmates – risulta essere molto più definita ed incisiva, penalizzando pesantemente quella di casa Netflix che si perde tra i meandri del giallo e che relega Eros e tutta la sua combriccola in una stanzetta angusta e con poca aria per respirare.

Quello che traspare però, seppur tra crepe e scelte non proprio felici, è che alla fine anche la ricerca dell’amore perfetto risulti essere una battaglia con il proprio Io, fatto di demoni e debolezze.

Ha ancora senso battersi contro un demone, quando la dittatura è dentro di te?

Lotti, tradisci e uccidi per ciò che meriti, fino a che non ricordi più che cos’è.

Padania, Afterhours

E se il desiderio affannoso di trovare la propria Persona non fosse altro che un modo per trovare se stessi? Chissà, magari sarà proprio questo il segreto che Rebecca Webb vuole rivelare al mondo.

SL