La malìa del Period Drama: una via di fuga dalla realtà?
Il Period Drama è da sempre uno dei generi che più è in grado di coinvolgere gli spettatori: storie d’amore senza tempo – costellate di dame, cavalieri, regine, principi, nobili di ogni tipo e di ogni genere – hanno un enorme appeal sul pubblico odierno, mezzo per eccellenza per fuggire dalla squallida realtà e lasciarsi alle spalle le fatiche di una lunga giornata. Il 2022 è stato un anno proficuo per gli amanti dei Period Drama: tantissimi i film e le serie tv che si sono affacciati sulle più svariate piattaforme streaming.
Il rifugiarsi nelle storie d’amore – non prive di drammi, gioie, malintesi e soddisfazioni – è forse uno dei metodi più apprezzati dal grande pubblico per lasciarsi alle spalle le pene e alle tribolazioni del tran tran quotidiano e farsi trasportare, complice l’immedesimazione in altre epoche storiche, in mondi completamenti diversi da quelli che aspettano di concretizzarsi ogni mattina fuori dalla porta di casa. Vediamo, dunque, alcuni esempi di Period Drama vecchi e nuovi. Quelli che hanno fatto la storia del genere.
Persuasione
Disponibile da metà luglio 2022 su Netflix, Persuasione ha l’intento – più o meno dichiarato – di riavvicinare il grande pubblico all’omonimo romanzo di Jane Austen.
Tra i meno conosciuti fra i lavori della celeberrima autrice (fra le più iconiche della letteratura inglese) e pubblicato postumo, Persuasione assume una veste nuova: la regista Carrie Cracknell, infatti, ci presenta una protagonista femminile ben più presente e autodeterminata di quella rintracciabile sfogliando le pagine di Austen.
Anne Elliot, interpretata da Dakota Johnson, infatti, qui pone letteralmente le mani sulla macchina da presa e parla direttamente con chi la sta osservando: lo sfondamento della quarta parete immerge come non mai i fruitori nella storia del travagliato amore fra Anne e Frederick Wentworth, interpretato da Cosmo Jarvis.
Il tropo dell’amore perduto e poi ritrovato è ricorrente sia in letteratura che nel cinema: da L’amore ai tempi del colera di Gabriel Garcia Márquez, fino ad arrivare a Serendipity – Quando l’amore è magia con regia di Peter Chelsom. Qui, la separazione tra la secondogenita della famiglia Elliot e Wentworth avviene grazie alla persuasione operata dai familiari della giovane per impedirle quello che, secondo loro, sarebbe stato un matrimonio infelice con un semplice e povero ufficiale di marina.
L’amore non conosce ostacoli, come ben si sa, e – nella prima parte del film – troviamo Anne che continua a struggersi per l’amato che fa, inaspettatamente, ritorno – dopo un lungo periodo di separazione – nei panni del Capitano. Sarà solamente dopo una serie di malintesi, e di dissapori, che i due innamorati riusciranno, finalmente, a coronare il loro sogno d’amore e a vivere il loro personalissimo “per sempre felici e contenti“.
Orgoglio e Pregiudizio
La miniserie prodotta dalla BBC nel 1995 ha alimentato schiere e legioni di amanti del romanzo più celebre e più letto di Jane Austen: Orgoglio e Pregiudizio, pubblicato nel 1813.
Colin Firth, con la sua interpretazione del burbero Mr. Fitzwilliam Darcy, ha coronato quella che è stata una lunga carriera da sex symbol e ha fatto definitivamente breccia nei cuori di milioni di telespettatori; Jennifer Ehle porta sul piccolo schermo una fedele Elizabeth Bennet (soppiantata nell’immaginario comune, però, da Keira Knightley che interpreterà l’eroina del romanzo nell’omonimo lungometraggio del 2005 diretto da Joe Wright).
Le sei puntate vengono molto apprezzate dai fan e dagli amanti del genere: le location, i costumi, il trucco e le danze sono tutti molto fedeli a quelli descritti nel romanzo. Tra le ammiratrici, sia della miniserie che dell’opera originale, figura anche la scrittrice Helen Fielding, che vi si è ispirata nel suo Diario di Bridget Jones per alcuni nomi dei personaggi (come Mark Darcy, interpretato nell’adattamento cinematografico, del 2001, dallo stesso Firth) e per alcune vicende e situazioni narrate.
Una delle scene più famose è sicuramente quella del lago in cui, nella quarta puntata, Darcy emerge da una nuotata nella sua tenuta di Pemberley per trovarsi di fronte a una sorpresa – a dir poco! – Elizabeth. Quest’immagine iconica è ancora in grado di far sognare molti telespettatori ancora oggi.
Marie Antoinette
Impossibile parlare di questo film ormai cult senza menzionare la regia di una giovanissima Sofia Coppola – che aveva già diretto Kirsten Dunst nell’adattamento sul grande schermo del 1999 de Il giardino delle Vergini Suicide, tratto dal romanzo di Jeffrey Eugenides del 1993.
Dunst ritrae l’austriaca Maria Antonietta come una ragazza inesperta, quasi inconsapevole, dei propri doveri a corte, ivi compresa la consumazione del matrimonio con Luigi XVI e la necessità di produrre degli eredi il prima possibile. La giovane sovrana è sballottata dalla forza morale delle altre dame di corte, in particolare l’amante di Luigi XV, la Contessa de Noailles.
Dopo un periodo iniziale, però, la protagonista riesce a inserirsi nel nuovo e complicato ambiente e, avvalendosi della moda e del bon ton, ottiene una serie di amicizie importanti e speciali; prime fra tutte quelle con la principessa di Lamballe e la duchessa di Polignac.
Celebre è la colonna sonora del film che vede protagonista il brano “I Want Candy” dei Bow Wow Wow e che ci trascina nel lusso sfrenato che si sperimenta alla corte di Versailles dove Maria Antonietta è, di fatto, prigioniera.
Le location delle riprese, la Reggia di Versailles e il Petit Trianon – la residenza privata divenuta dimora prediletta della sovrana per condurre una vita più campestre – contribuiscono a donare all’opera quei colori brillanti e sgargianti che ne sono caratteristica principe.
La regia è delicata e riesce a rimanere imparziale, senza fornire giudizi o commenti di sorta: allo spettatore è data la possibilità di decidere da che parte stare. I riferimenti più pop legati a questa figura storica, di certo, non mancano ma non sono il perno su cui viene costruita la narrazione.
Amanti e regine
La storica Benedetta Craveri in questo saggio, edito da Adelphi e pubblicato nel 2005, va a ripercorrere tutte quelle figure femminili che sono state fondamentali per la storia della monarchia francese dall’Ancien Régime alla Rivoluzione Francese. Da Caterina de’ Medici a Maria Antonietta, passando per Diane de Poitiers, Madame de Pompadour, Madame du Barry e Madame de Mantenon (solo per citarne alcune).
Non è un caso che il sottotitolo sia Il potere delle donne, dato che l’autrice riesce a trasmettere come queste figure femminili, grazie alle loro relazioni sociali – più o meno intime – e alle loro doti sia personali che economiche, furono in grado di ricavarsi un ruolo di primo piano (non senza compromessi) in una monarchia conservatrice che ostentatamente perseguiva il potere accentrato nelle mani maschili. La scrittura del saggio è estremamente godibile e scorrevole, le biografie non sono mai troppo piene di dettagli ma dipingono in modo impeccabile i ritratti di questa serie di donne di potere che sono riuscite a fare la storia della monarchia francese e, perché no, pure dell’intero continente europeo.
Le storie d’amore e gli intrighi politici si intessono strettamente e sono i due colori principali dell’arazzo contenuto dal saggio: al lettore è dato modo di immergervisi senza destare particolare attenzione al mondo che lo circonda, avvalendosi del volume come di una porta che lo fa estraniare dalla realtà (come, d’altronde, sa fare ogni buon libro).
Bridgerton
La serie televisiva statunitense creata da Chris Van Dusen e prodotta da Shonda Rhimes si basa su una serie di romanzi di Julia Quinn – quella Dei Bridgertons, per l’appunto, – ambientata nella Regency Era caratterizzata da tutti quegli elementi che rendono Rhimes famosa come produttrice esecutiva. Intrighi, esplicite scene di sesso, fraintendimenti, personaggi a 360°: questi sono solo la punta dell’iceberg di tutti gli elementi che Shonaland ha in programma per tutti i suoi appassionati telespettatori.
Il Pediod Drama è ancora un genere poco esplorato dalla produttrice esecutiva ma non per questo i risultati sono meno coinvolgenti di altri suoi prodotti come How to get away with Murder e Scandal: giunta già alla seconda stagione e con la terza in fase di produzione, il successo di pubblico è ormai conclamato e non dà adito a dubbi sul gradimento della serie.
L’escamotage del pamphlet scandalistico, il Lady Whistledown’s Society Papers, è un perno interessante su cui ruota tutta la storia. I membri dell’alta società londinese, infatti, hanno un mistero da risolvere: devono smascherare un’infiltrata che continua a spettegolare e diffondere le loro questioni più o meno private. In soldoni: un po’ di Gossip Girl entra nella corte della Regina Charlotte.
Il cast non è nuovo ai fruitori di Netflix, da cui la serie tv è distribuita: Nicola Coughlan (Clare Devlin di Derry Girls – altra serie distribuita in Italia dallo stesso sito di streaming) interpreta Penelope Featherington; Phoebe Dynevor è Daphne Bridgerton (la protagonista della prima stagione); Jonathan Bailey è Anthony Bridgerton che, insieme a Simone Ashley (presente in Sex Education nei panni di Olivia Hanan) che recita il ruolo di Kate Sharma, sono i protagonisti della seconda stagione.
Tutto ruota attorno alle storie d’amore dei fratelli e delle sorelle Bridgerton e l’interesse amoroso di ognuno è oggetto di un’intera stagione; contrariamente alla serie di romanzi, però, il prossimo che verrà ritratto nella serie tv è Colin Bridgerton, il quarto fratello, mentre il dramma del terzo, Benedict Bridgerton, sarà sviscerato nella quarta stagione.
Anche qui il sentimento e il dramma sono fortemente intrecciati tra loro e sono i due motori principali che fanno muovere tutti i membri della famiglia: la ricerca del vero amore e di un matrimonio romantico sarà alla base di numerosi risvolti inaspettati che catturano lo spettatore e non lo lasciano più andare.
Outlander
Ancora una volta il materiale di partenza è da un ciclo di romanzi, attualmente composto in lingue originale da nove volumi, La Serie di Outlander, creato dalla scrittrice statunitense Diana Gabaldon e pubblicata dal 1991. L’adattamento per il piccolo schermo è a opera di Donald D. Moore, debuttato nell’agosto 2014 su Starz e ormai giunto alla sesta stagione.
Protagonisti del cartaceo e della Serie TV sono Claire Randall e Jamie Fraser – interpretati rispettivamente da Caitríona Balfe e Sam Heughan, fra cui scorre un’incredibile chimica. Grazie al circolo di pietre che Claire trova poco fuori dal centro abitato di Inverness in Scozia, è possibile compiere un viaggio nel tempo capace di condurla dal 1945 al 1743.
Attraversando una serie di peripezie pressoché infinite e un elevato numero di imprevisti, la coppia si unisce e si separa continuamente, mantenendo alta la soglia di attenzione dei fruitori di questo Period Drama che contiene in sé un pizzico di fantasy e di fantascienza.
Le performance attoriali, i costumi d’epoca, le musiche e la sigla sono curate nel minimo dettaglio e contribuiscono fortemente ad allacciare a doppio filo lo spettatore con tutti i problemi e tutti i capovolgimenti che la fantasia dell’autrice prima, e l’ottimo adattamento televisivo poi, riescono a inanellare in modo praticamente infinito.
Un ottimo prodotto inseribile a pieno titolo nel genere dato che le lacrime, in certi episodi, sono assicurate anche per il fruitore con il cuore di pietra.
E dunque:
Fino a che punto il romance e i Period Drama ci aiutano a sfuggire dalla realtà? E perché la combinazione dei due elementi è così gradita da un eterogeneo e ampio pubblico?
Il piacere di immergersi in storie d’amore senza tempo è direttamente proporzionale al desiderio di sfuggire a una grigia realtà fatta di scadenze, di preoccupazioni, di incombenze che spesso non si possono evitare.
Tutti i titoli sono ambientati in epoche più o meno lontane dal quotidiano e il distacco temporale aiuta a immedesimarsi maggiormente nelle vicende narrate; il lato romance – sebbene non sempre a lieto fine – riesce a incentivare l’interesse di un più vasto pubblico che lo rincorre proprio come opera di evasione tout court.
A calare nella finzione, infine, vi è l’enorme cura ai dettagli che viene posta ai costumi e agli adattamenti, in grado di far quasi respirare l’atmosfera originale del periodo storico in cui l’opera è ambientata. Agli spettatori è, così, permesso di chiudere la mente allo stress e di aprirla a tutta una serie di mondi di fantasia che, pur non privi di drammi e tragedie, hanno in loro quel fascino di lontananza capace di farli percepire come estremamente vicini.
ES